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Quando si avvicina il 14 febbraio, tutti pensano a San Valentino come Santo delle coppie e dell’Amore. Non tutti lo sanno, ma anche in Sicilia abbiamo un Santo cui ci si rivolge per questioni di cuore: si chiama Sant’Onofrio Pilusu ed è uno dei patroni di Palermo.

Storia di Sant’Onofrio

Sant’Onofrio lu Pilusu viene invocato non solo per ritrovare gli oggetti smarriti, ma anche per trovare marito. Il suo nome viene dal greco Onnóphris, cioè “colui che è sempre felice”. Secondo la leggenda, era figlio di figlio di Teodoro, il re Persiano vissuto nel III secolo. Fu a lungo desiderato, ma, appena nato, fu indicato da un demonio come figlio di una relazione adulterina della regina.

Sottoposto alla “prova del fuoco”, comunque, ne sarebbe uscito indenne. Condusse una vita isolata, da eremita, sin da giovane. Si ritirò nel deserto per 60 anni. Il monaco egiziano Pafnuzio, desideroso di conoscere la vita degli anacoreti del deserto, lo incontrò, trascorrendo gli ultimi giorno di vita di Onofrio con lui. Gli diede sepoltura in una grotta. Ma cosa c’entra questo con la Sicilia? Ve lo spieghiamo subito.

Perché si chiama Sant’Onofrio Pilusu?

Sant’Onofrio Pilusu: questo nome deriva da una leggenda. Si narra, infatti, che negli anni nel deserto, riuscì a compiere un miracolo. La sua vita di stenti e sacrifici lo aveva portato alla nudità. Non avendo vestiti da indossare, dunque, ricoprì interamente il suo corpo con i propri capelli, riuscendo così a sopravvivere alle intemperie. Ed ecco il perché di questo soprannome.

Il giorno dedicato al Santo è il 12 giugno e Palermo gli dedica un’intera settimana di festeggiamenti, dal 10 al 16 giugno. Insieme a Santa Rosalia e Benedetto il Moro è compatrono del capoluogo siciliano. Abbiamo detto che, in un certo senso, è il santo “dell’amore”. Oltre ad essere protettore di chi cerca gli oggetti smarriti e degli studenti che hanno problemi di studio, viene invocato dalle donne in cerca di marito.

La leggenda dell’Acqua Maritata

La storia Sant’Onofrio Pilusu e l’acqua maritata è legata all’usanza di ricorrere all’ausilio di fattucchiere per trovare un marito. Si narra che la fattucchiera chiamata ‘gna Saridda suggerisse  di far bere al giovanotto in questione un bicchiere di “acqua maritata”. L’acqua maritata era un miscuglio di acqua benedetta della Chiesa, qualche goccia di brodo di lucertola ed una sola goccia di sangue prelevata dal dito anulare sinistro della ragazza. Sarebbe bastato questo a far scoccare l’amore.

In un paese di montagna Don Tanu era molto preoccupato per le improvvise sparizioni dell’acqua benedetta dall’acquasantiera che  riempiva al mattino. Già si diceva che fosse tirchio, quindi l’assenza dell’acqua benedetta rappresentava un motivo di scherno.

Durante la messa, chiese ai fedeli cosa ne facessero di quell’acqua benedetta, ma nessuno rispose. Alla sera, ‘gna Saridda si intrufolava in chiesa e portava puntualmente via l’acqua, per fare i suoi filtri. Nonostante il paese fosse piccolo, nessuno seppe mai la verità. Tutti credevano che fosse proprio Santu ‘Nofriu ‘u Pilusu che si dissetava lì.

La preghiera siciliana per trovare marito

Santu Nofriu pilusu
Tuttu amabili e amurusu
Pi li Vostri santi pila
fascitimi stà grazia
diccà a stasira.
Santu Nofriu lu pilusu
iu vi prego di ccà a gliusu
vui na grazia m’aiti a fari
un maritu m’ati a truvari
Santu Nufriu pilusu
misi un muranu n’to pirtusu
poi li Vostri santi pila
fascitimi truvari chiddu ca pirdivi
diccà a stasira.

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