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Sono stati condannati dal Tribunale di Bari per il reato di associazione sovversiva finalizzata al terrorismo internazionale di matrice islamista dopo l'arresto avvenuto nel 2013. Secondo quanto emerso dalle indagini, i cinque presunti terroristi si addestravano sull'Etna, parlavano al telefono di guerra santa, jihad e culto della morte, ridevano delle chiese distrutte dal terremoto, incitavano all'odio nei confronti dell'occidente ed imparavano a fabbricare esplosivi e maneggiare armi.

Nei computer sequestrati dopo l'arresto, è stato rinvenuto materiale digitale contenente documenti jihadisti e fotografici ed attraverso le indagini dei pm è stata scoperta una vera e propria cellula terroristica con base ad Andria, all'interno di un call center. Come si legge nel capo d'imputazione, attraverso l'attività investigativa è emerso come i terroristi si fossero associati tra loro «allo scopo di compiere atti di violenza con finalità di terrorismo internazionale in Italia ed all'estero, secondo i dettami di un'organizzazione transnazionale, operante sulla base di un complessivo programma criminoso politico-militare, caratterizzato da sentimenti di acceso antisemitismo e antioccidentalismo e dall'aspirazione alla preparazione ed esecuzione di azioni terroristiche da attuarsi contro governi, forze militari, istituzioni, organizzazioni internazionali, cittadini civili ed altri obiettivi – ovunque collocati – riconducibili agli Stati ritenuti infedeli e nemici».