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Dolore e commozione nel giorno dell'ultimo saluto a Gioacchino Cataldo, ultimo rais della mattanza a Favignana. Pescatore di tonni, era nato nel 1941 e, dopo aver fatto il tonnaroto per 33 anni, è diventato rais nel 1996, rimanendo tale per 11 anni, nel periodo più difficile per la storia della tonnara di Favignana. Nel 2007, l'ultima mattanza. Oggi si sono svolti i funerali.

La notizia della sua morte è stata data  da moglie e ifigli con un lungo post sulla pagina Facebook di Cataldo: 

Dopo essersi difeso eroicamente per giorni senza darsi per vinto (nessuno nelle sue condizioni sarebbe riuscito a resistere così a lungo), all’una e trenta della scorsa notte il gigante buono, il figlio del mare si è arreso.
Gioacchino ci lascia e va via con la solarità che lo ha sempre contraddistinto: regalando un ultimo sorriso a tutte le persone che in questi giorni sono passate a salutarlo o che lo hanno cercato al telefono; la mente lucida, il corpo martoriato dalla malattia.

Gioacchino Cataldo, il Rais, saluta la sua Favignana e se va portando con sé un pezzo di storia di questa bellissima isola che lui ha amato con tutto il suo cuore.

Ci lascia una persona perbene, un Uomo onesto e generoso, una persona d’altri tempi e dalle buone maniere; va via un personaggio controverso, sicuramente non perfetto ma che in tutte le vicende della sua vita ci ha sempre messo la faccia e il cuore; ci lascia un Uomo che ha vissuto la sua vita intensamente, che l’ha amata e avrebbe voluto viverla appieno ancora; e poiché questo non era più possibile, ha preferito lasciare.
Muore da eroe: con la salute compromessa e il corpo notevolmente indebolito, ha avuto il coraggio di affrontare insieme a noi figli un lungo viaggio pur di ritornare nella sua casa e vivere i suoi ultimi giorni circondato dall’affetto dei suoi cari.
Favignana perde il suo Rais, noi perdiamo un papà unico e speciale; nostra madre che non ha mai smesso di stargli accanto nonostante le difficoltà del cammino insieme, perde il compagno di una vita e il vuoto che lascia dentro di noi sarà incolmabile.

“Caro papà, ti chiediamo scusa se non ti abbiamo tirato fuori prima da un calvario di più di 3 mesi di ospedale; in cuor nostro speravamo che con le cure le tue condizioni di salute sarebbero migliorare (ringraziamo i tanti bravi medici e infermieri che hanno cercato amorevolmente di curarti).
Purtroppo la malattia si è accanita contro di te e in una battaglia impari dove sei stato attaccato su più fronti, alla fine hai dovuto accettare sportivamente la sconfitta.

Ti voglio bene papà, più di quanto tu possa immaginare e ti ringrazio per avermi insegnato ad amare la vita, ad avere rispetto delle persone ma anche a pretendere rispetto, a mantenere a debita distanza le persone negative dando invece tutto il mio cuore a chi mi offre un piccolo pezzetto del suo; ti ringrazio per avere trasmesso a noi figli il tuo forte senso del dovere e della responsabilità e l’idea che ogni successo si ottiene solo attraverso grandi sacrifici.
Fatti accarezzare ancora una volta sul viso, una carezza delicata come quelle che amavi farmi tu e sta sereno: non ti tormenterò più con i continui “come stai” perché adesso so che stai bene.

Ti vedo papà… sei sulla tua barca al porticciolo di punta lunga, circondato dai gabbiani che ti stanno dando l’ultimo saluto, stretto dal fortissimo abbraccio dei tanti amici che ti vogliono bene e che sentiranno la tua mancanza. 
Fa’ buon viaggio papà.

Anche se non ci è dato di sapere dove sei diretto, siamo sicuri che stai andando in un posto bellissimo dove potrai finalmente lasciarti cullare dalle onde del mare e riposare: riposare in quel mare che hai tanto amato e che è stato per te lavoro, sacrifici, passione, vita”.
Ciao papà.
Antonella, Pino, mamma