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La parola adolescenza proviene dal latino adolescentia che a sua volta deriva dal verbo adolescere, cioè crescere. Quella crescita fisica e psicologica che dall’infanzia conduce il ragazzo e la ragazza all’età adulta. L’adolescenza è appunto quella fase turbolenta e più o meno lunga dell’età evolutiva dell’uomo. Essa, come si sa, è un periodo molto critico nello sviluppo della personalità di un ragazzo e di una ragazza, e per ciò anche molto difficile se essi non hanno l’appoggio e il riferimento di persone adulte e mature, che di solito s’identificano con i genitori.

  La causa della difficoltà esistenziale dell’adolescente è appunto la dolorosa consapevolezza di iniziare a sentire da uomo, o da donna, nella repentina e conturbante metamorfosi fisica e psichica che si vede accadere, ma di essere trattato e dovere continuare a pensare da bambino, o da bambina, dagli adulti che non comprendono e si lasciano cogliere impreparati da tale trasformazione. Tale incomprensione è probabilmente dovuta alla velocità con cui accade il fenomeno della pubertà, o semplicemente per superficialità o cecità dell’adulto stesso, o addirittura per sua stessa immaturità.

  In ogni caso, spetta agli adulti maturi il compito di capire quando l’adolescente inizia a sentire da uomo o da  donna, e trattarlo o trattarla come tale, prima che questi per farsi capire debbano ricorrere ai gesti più clamorosi e ribelli. In tal caso si allontaneranno da una sana e costruttiva comunicazione coi genitori che non li sanno comprendere, per rivolgersi a modelli non sempre esemplari ma che sanno ben raccogliere e soddisfare le loro istanze, anche in maniera opportunista. E qui un adolescente può perdersi, specie se è fragile di carattere.

  Sono i genitori dunque che devono essere preparati a comprendere questa fase critica, e non l’adolescente che vi si trova nel bel mezzo con tutta la tempesta ormonale che vede e sente accadere nel suo corpo e nel suo cervello in trasformazione. Tempesta atta a renderlo un individuo adulto capace di affrontare il mondo circostante in maniera efficace ai fini della sopravvivenza propria, ma anche della sua specie. Da qui l’importanza dell’assimilazione di quei valori positivi che permettono la serena, civile e possibilmente altruistica convivenza della specie umana. Dipende dunque innanzitutto dai genitori e poi dalle strutture sociali fare in modo che un bambino si possa trasformare in un adulto che fin dall’adolescenza abbia interiorizzato sani principi e nobili valori.

  I disagi giovanili, il bullismo, la delinquenza e la gravidanza minorile, l’uso di droghe e l’alcolismo precoce, che dovrebbero preoccupare e far riflettere seriamente le istituzioni e i genitori per il numero di adolescenti interessati a simile moderni e tristi fenomeni, in ultima analisi sono la conseguenza dell’incomprensione da parte dell’adulto del delicato passaggio prima detto. Di solito, infatti, per limitatezza, egoismo e ignoranza, l’adulto pretende capacità e comprensioni da persona matura da un bambino, e tratta invece ancora da bambino un adolescente, determinando così incomunicabilità  e creando distanze abissali tra il mondo degli adulti e quello degli adolescenti.

  Per limitare questa distanza tra il mondo degli adulti e quello dell’adolescente, occorre un’adeguata preparazione e sensibilizzazione dei genitori e delle istituzioni scolastiche su una fase che dopotutto ogni adulto ha vissuto in prima persona. Basterebbe solo un po’ di buona memoria e di sensibilità, ancor prima della preparazione  e sensibilizzazione dall’esterno, per comprendere i sentimenti e le emozioni che come fiumi in piena sconvolgono la quotidianità dell’adolescente, e sapere in anticipo il modo più adatto  per comunicare e interagire con lui. Basterebbe insomma una società composta da adulti sani e maturi per creare un sistema educativo in grado di formare giovani altrettanto sani e maturi. Il classico circolo virtuoso o vizioso in grado di perpetuare una tendenza in un senso piuttosto che nell’altro.