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01Acitrezza ore 18 festa di S. Giovanni 

 

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Tradizionale pantomima "U pisci a mari"
 
    La storia:

 

 

 

       La pantomima “U pisci a mari” è una tradizione popolare trezzota che risale intorno al 1750, anno dell’inaugurazione della statua lignea del Santo Patrono di Acitrezza, San Giovanni Battista.
       Tale pantomima è un rito propiziatorio, parodia della pesca del pesce spada che si svolgeva anticamente nello stretto di Messina, dove un marinaio da un’alta antenna (il “rais") piantata in mezzo ad una barca, spia il pesce che passa per lo stretto; in un’altra barca a lancia più piccola quattro marinai sono pronti al remo, e quando il grido della guardia annuncia la comparsa del pesce essi vogano di tutta forza: il “rais” dirige il corso, pronunziando parole in dialetto, in modo che il pesce venuto sotto tiro, viene inforcato furiosamente con la fiocina alla quale starebbe attaccato un capo di canape fatto fermo sulla barca.
       Il pesce viene così ferito e s’inabissa tirandosi la corda, che è sufficientemente lunga, ma ben presto muore e viene tirato su rosseggiante fra le grida festose di altre barche di curiosi e di quello che sta all’antenna che manda benedizioni, e che cambierebbe in maledizioni o imprecazioni se il colpo dovesse fallire.
       La pesca del pesce spada rappresenta, per il popolo protagonista, la continua lotta ingaggiata con gli elementi naturali, per sopravvivere in una terra che come pane ha il pesce. Ad Acitrezza è precisamente questa scena, che si vuole imitare, ma l’azione assume un che di comico, di folkloristico, di esagerato.

Fonte: Tradizionale pantomina "U pisci a mari"