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Negato a un figlio di assistere ai funerali del proprio padre. È accaduto a Trento e il secco e disumano no è arrivato dagli assistenti sociali, nonostante il magistrato avesse dato il proprio parere favorevole, concedendo il nullaosta per la partecipazione alle esequie. La vicenda è stata raccontata stamattina, al Palazzo della Regione, dal consigliere provinciale Claudio Civettini (Civica Trentina), assistito nella conferenza stampa dall'avvocato Chiara Arman, presentando un'interrogazione inviata al presidente del Consiglio Provinciale, Bruno Dorigatti.

Il minore, che oggi vive in una Casa Famiglia, infatti, era stato allontanato nel 2013, all'età di due anni dai propri genitori, nonostante la relazione degli assistenti sociali "sarebbe stata redatta – come ha affermato Civettini – senza fornire la minima documentazione in tal senso, anzi rifiutando di produrla". Il riferimento è a una serie di documenti che avrebbero dovuto attribuire alla madre del bambino "tossicodipendenza ed alcool dipendenza, oltre a diagnosi di patologie psichiatriche, nonostante ella ambia ampiamente documentato con idonea certificazione, anche in maniera retroattiva, di non avere simili problematiche e di non aver mai visto uno psichiatra in tutta la sua vita". 

Il bambino, tuttavia, fu affidato dal Tribunale per i minorenni di Trento al "servizio sociale territorialmente competente, con mandato di collocarlo in idonea struttura" e si decise, "per la sospensione dei genitori dalla potestà genitoriale". E adesso, addirittura, "sembra che sia iniziata la procedura d'adottabilità del minore".

Ma non finisce qui, perché il Tribunale decise di nominare una tutrice che, "essendo la responsabile del Servizio Sociale della comunità di Valle della val di Fiemme, viene ad essere il diretto superiore dell'assistente sociale incaricata dal procedimento specifico ovvero viene ad essere il diretto superiore a cui l'assistente sociale deve far riferimento".

Una situazione che ha, quindi, spinto il consigliere Civettini a parlare di conflitto d'interessi, "risultando del tutto assente il criterio della terzietà: il controllore e il controllato – se tutto ciò risulta confermato – verrebbero a coincidere con la medesima persona giuridica pubblica". 

Tralasciando ciò che è accaduto negli anni successivi, il 29 aprile 2015 al padre del bimbo fu diagnosticato un cancro e l'1 dicembre dello stesso anno, a quattro giorni dalla sua morte, ebbe la possibilità di vedere il figlio ma "la visita è stata drammatica, a fronte di una totale assenza di organizzazione finalizzata a garantire un minimo di privacy all'incontro". Racconta, infatti, Civettini nell'interrogazione: "La visita ha avuto luogo in un magazzino di presidi per deambulare ed altre attrezzature mediche, solo perché la madre è riuscita ad ottenere ciò supplicando il personale infermieristico, ma è comunque stata costretta a mettere a conoscenza della situazione più di dieci persone, violando di fatto sia la privacy che la tutela del minore, mentre una semplice richiesta da parte del servizio sociale avrebbe potuto sistemare tutto in modo meno traumatico e sicuramente più dignitoso".

Il dramma, però, non termina con l'incontro disorganizzato tra il padre morente e il figlio, perché "essendo il suo ultimo desiderio quello di apparire sul necrologio in una foto che lo ritraesse con il figlio, la madre ha esaudito le ultime volontà del marito morente, ma prontamente la tutrice ha provveduto ad incaricare un legale affinché intimasse all'agenzia di pompe funebri di rimuovere i necrologi per violazione della privacy".

E ora arrivamo al funerale, che si è svolto il 7 dicembre scorso. In quella data, con urgenza, è stata presentata dal legale "l'istanza di autorizzazione, in favore del minore, per la partecipazione alle esequie del padre, fissate in quello stesso giorno alle 14:00" e la Procura aveva dato il proprio assenso. L'istanza, però, fu rigettata dal Tribunale "sembra unicamente sulla base del parere negativo dell'assistente sociale e della nutrice". 

Il paradosso, quindi, è servito: "Preme rilevare – dice sempre Civettini – che non sarebbe stato l'organo giudicante, nonostante l'apparenza della sottoscrizione dell'atto, bensì i servizi sociali competenti che non avrebbero minimamente tenuto conto dell'interesse del minore e di quanto sarebbe stata fondamentale la presenza del bambino per la ricostruzione della sua memoria storica". "Inoltre, il minore è stato informato della triste notizia della grave perdita non dalla mamma, come doveva essere, bensì dall'affidataria". 

Gian Piero Robbi da Trento per Siciliafan.it