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Un giro di ricatti sul web finito con arresti e denunce. Tutto è cominciato con quei contatti sui più noti siti di incontri. Poi, dopo aver studiato la personalità dal loro profilo social, le vittime venivano sentite al telefono da un sedicente ispettore della polizia postale di Roma, Marco Gigliotti. Le vittime venivano persuase dell’esistenza a proprio carico di una querela e per evitare che questa si trasformasse in reato, venivano invitate a pagare "sanzioni pecuniarie" tramite bonifici.

Erano queste le modalità con cui operava una presunta associazione criminale dedita alle truffe e alle estorsioni su internet. Su richiesta del Pm Giorgio Bocciarelli, il tribunale di Nuoro, in Sardegna, ha emesso 16 ordinanze di custodia cautelare eseguite dai carabinieri. In tutto gli indagati sono 20, di cui 15 arrestati, oltre a un obbligo di dimora e a 4 denunce a piede libero.

A capo dell’associazione c’era Simone Atzori, di origini sarde ma residente a Torino, che agiva insieme a Francesco Reina, 31enne di Catania anche lui residente a Torino. L’associazione aveva un giro d’affari di circa 1.000 euro al giorno per oltre 600 truffe documentate, di cui 45 riuscite. Le vittime venivano indotte a pagare cifre che andavano dai 3.000 fino ai 5.000 euro, ma nel caso di un imprenditore piemontese anche di 20.000 euro.

Ad Atzori viene contestata l’associazione a delinquere e una serie di altri reati. A carico di tutti gli indagati è stato disposto il sequestro conservativo di beni per 100.000 euro.