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Ho imparato ad amare il mio quartiere. Cerco di adoperarmi, nel mio piccolo, per renderlo migliore. Credo nel cambiamento, dall’isolamento si può uscire”. Lo dice con ferrea convinzione Mariella Ingraiti, casalinga 57enne dello Zen 2 di Palermo, una sorta di città nella città eppur distante, un quartiere nel quale è difficile vivere, dove degrado, illegalità e criminalità sembrano spadroneggiare, una realtà alla quale si guarda forse con troppa rassegnazione.
Eppure, allo Zen, tanta gente si impegna quotidianamente affinché quello che sembra un destino di abbandono quasi ineluttabile si trasformi in opportunità di evoluzione e riscatto, anche attraverso l’arte.
E’ proprio il caso di Mariella, che, insieme ad altre otto donne dello Zen, domani sera vestirà i panni di attrice in occasione di “Un giallo in rosa”, lo spettacolo teatrale della regista e autrice Claudia Puglisi, che andrà in scena alle 21 all’Oratorio di San Mercurio (ad ingresso gratuito).
Lo spettacolo è l’esito del laboratorio teatrale che si è tenuto presso lo Spazio Donna Zen curato dall’associazione Handala.
Abbiamo chiesto a Mariella Ingraiti di parlarci di questa sua esperienza e della sua prospettiva di abitante dello Zen 2.

Lo Spazio Donna Zen e l’esperienza della recitazione

“Frequento lo Spazio Donna Zen – racconta Mariella – da tre anni. La mia grande passione è il cucito, insieme al ricamo e all’uncinetto. Vengono tante donne del quartiere e ci divertiamo insieme a creare abiti ma non solo. Per me questa esperienza è un dono, cerchiamo insieme di fare qualcosa di utile e costruttivo. Allo Spazio Donna Zen si recita anche, io mi sono sempre tirata indietro perché caratterialmente sono molto timida, era come se mi vergognassi di espormi troppo.
Claudia Puglisi ha insistito tanto affinché anche io partecipassi al laboratorio teatrale. Prima mi ha fatto leggere il testo dello spettacolo, poi con la sua dolcezza e delicatezza mi ha coinvolta in questa avventura. Il laboratorio è iniziato a settembre, adesso siamo pronte per andare in scena.
Cosa mi ha insegnato la recitazione? Sicuramente aiuta molto a tirare fuori le proprie emozioni e a condividerle, per me è una cosa bella, una novità, non avevo mai recitato.
E’ una esperienza molto gratificante, anche se differente dalla vita reale”.

La vita reale

E proprio la vita reale non è stata poi molto morbida con Mariella che ha alle spalle un matrimonio infelice e una difficile separazione. “A 32 anni – spiega – ero già sola con due bambine da mantenere. Da sposata abitavo in provincia, dopo la fine del mio matrimonio ho deciso di tornare allo Zen, dove sono cresciuta. Ho dovuto affrontare tante difficoltà, soprattutto economiche, poi, dopo anni di attesa, mi è stata finalmente assegnata una casa popolare. Nel frattempo le mie figlie sono crescite e hanno intrapreso il loro percorso di vita. Oggi sono una nonna super felice di tre bambini meravigliosi e ho riconquistato la serenità”.

L’oggi di Mariella

Dopo quasi 20 anni di solitudine, “non mi fidavo più degli uomini a causa del mio vissuto” – dice Mariella – “e non volevo rischiare di rompere l’equilibrio faticosamente conquistato con le mie figlie”, la donna ha anche riscoperto l’amore. “Da 7 anni – commenta con gioia – ho al mio fianco un compagno adorabile. E’ una persona onesta e sincera. Lo conosco da tanto tempo, ma la nostra relazione è iniziata quando le mie figlie, ormai adulte, mi hanno convinta a ricostruire la mia vita. Mi sono fidata di lui e passo dopo passo abbiamo imparato a conoscerci sino alla decisione di andare a vivere insieme e condividere la quotidianità”.
Oggi Mariella guarda al presente ma anche al futuro con gioia. Divide le sue giornate tra casa e famiglia e l’impegno allo Spazio Donna Zen.

Vivere allo Zen

Ma come si vive allo Zen? “Per me, anche se potrebbe sembrare paradossale, – afferma – vivere allo Zen è come vivere in via Ruggero Settimo (il salotto di Palermo, ndr). Io vivo bene allo Zen. Sono una persona discreta e ho buoni rapporti di vicinato. Nel mio quartiere ci sono persone buone e persone cattive come ovunque in città, anche altrove si delinque, si ruba e si spacciano droghe.
Ma credo che ormai lo Zen sia etichettato e abbia una brutta nomina, si parla dello Zen solo in termini negativi, solo per la criminalità e poco per gli esempi virtuosi.
E invece ci sono tante persone che fanno cose belle, che si impegnano nel sociale per superare la marginalità, come i volontari delle associazioni Handala e Zen Insieme”.

Il futuro dello Zen

Il cambiamento auspicato da Mariella quando diventerà realtà? Lei è ottimista.
“Negli anni il quartiere è cambiato in meglio – conclude – anche se c’è ancora molto da fare.
Le istituzioni e gli amministratori dovrebbero tenere bene in mente che è un quartiere da aiutare con buone pratiche ma non solo, servono esempi concreti e deterrenti.
Penso, solo per fare un esempio, alla spazzatura abbandonata ovunque. Secondo me ci vorrebbero più telecamere per beccare e sanzionare gli incivili, più interventi di decoro urbano.
Certo, poi c’è il problema del disagio di tante famiglie. Servono azioni concrete, più associazioni che possano aiutare proprio le famiglie, più spazi dove i bambini possano giocare all’aria aperta, lontani dai rifiuti. Insomma, io chiedo che non si dimentichi lo Zen, e che si instaurino forme di collaborazione tra i cittadini e chi decide o ci amministra”.

Le donne dello Zen in scena

A “Un giallo in rosa” partecipano, oltre a Mariella Ingraiti, Meriem Bahria, Antonella Camarretta, Concetta Cannizzaro, Patrizia Di Paola, Agnese Giovanardi, Marion Guyonnet, Enza Lo Bono e Manuela Pecoraro.
Lo spettacolo teatrale si basa su una storia in cui le protagoniste, che non vogliono più essere donne dominate, decidono di farsi giustizia da sole. Un reading che coinvolge anche il pubblico nel tentativo di stimolare una riflessione.
La regista e autrice dello spettacolo, Claudia Puglisi ha spiegato: “Attraverso il lavoro nei quartieri della città ci interroghiamo costantemente su quale sia la condizione della donna nella società odierna che non ha ancora colmato differenze e non riesce a ridimensionare il pensiero patriarcale. Cosa succederebbe se le donne, stanche di essere sottomesse, si unissero per ribellarsi tutte insieme? Lo spettacolo affronta l’argomento con ironia, immaginando una soluzione creativa al problema”.

(nella foto, un momento delle prove dello spettacolo teatrale allo Spazio Donna Zen)