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01Forse in molti non sanno che in Sicilia, come ad esempio in Puglia, esiste più di una minoranza etnica e linguistica. Un gruppo di persone insomma, che non parla la lingua siciliana, che vive in Sicilia, ma che ha una storia antichissima che proviene da altre regioni d’Italia. Un esempio è quello dei Lombardi. Leonardo Sciascia ne parlò così:

«Città belle sono Aidone, Piazza Armerina, Nicosia: e sono quelle in cui è avvenuto un coagulo di gruppi etnici lombardi. Ma sono belle anche Enna, Caltagirone, Scicli: Enna col suo castello di Lombardia, Caltagirone che segna il suo municipio con lo stemma di Genova; Scicli che venera san Guglielmo, città, insomma, alla cui storia diedero apporto uomini del nord…»

I Lombardi di Sicilia, sono una minoranza originaria dell’Italia nord-occidentale, che vive ancora oggi in alcuni comuni della Sicilia centrale e della Sicilia orientale. Ci si riferisce alle loro comunità come ‘Lombardia siciliana’ o ‘Sicilia lombarda’.

Il termine lombardo è da considerarsi una contrazione linguistica del vocabolo ‘longobardo’, il termine che nel Medioevo veniva usato per indicare gli abitanti dell’Italia Settentrionale, in particolare quella nord-occidentale, un territorio che comprendeva dunque non solo la Lombardia, ma anche il Piemonte, la Liguria, l’Emilia e la Romagna.

I primi Lombardi arrivarono in Sicilia con una spedizione militare. Nel 1038, sbarcarono al seguito del condottiero bizantino Giorgio Maniace, che riuscì a vincere Messina e Siracusa, strappandole agli Arabi. L’esercito di Maniace, oltre che da lombardi, era composto da bizantini, dalle truppe di Arduino, e da una compagnia di Normanni e Vichinghi. Maniace fu l’unico condottiero che riuscì, prima de La Battaglia di Cerami (1063) tra Normanni e Arabi, a liberare, seppur temporaneamente, alcuni territori dell’Isola dal dominio arabo. I Lombardi, così composti, si stanziarono dunque nelle città di Maniace, Randazzo e Troina, un altro nucleo si insediò a Caltagirone insieme a un gruppo di genovesi.

Migrazioni più consistenti di lombardi giunsero con la conquista normanna, iniziata nel 1061 con la presa di Messina. I normanni impiegarono trent’anni per liberare completamente la Sicilia dal dominio arabo, e solo allora, iniziarono un processo di latinizzazione attraverso una politica d’immigrazione della loro ‘gentes’ (francese e dell’Italia Settentrionale).

A partire dalla fine dell’XI secolo, vennero ripopolate le zone centrali e orientali dell’isola, la Val Demone, e la Val di Noto, ultimo presidio arabo. Da tutta Europa, arrivarono coloni e soldati di bretoni, normanni, provenzali, e dall’Italia piemontesi e liguri soprattutto, ad occupare i territori lasciati sgombri.

Secondo molti studiosi, questa migrazione interessò la Sicilia fino a tutto il XIII secolo. Si ritiene che i lombardi immigrati furono complessivamente 200.000 circa.

I coloni e i militari lombardi si stanziarono prevalentemente nella parte centro-orientale dell’Isola, nelle terre concesse ad Adelaide del Vasto e a suo fratello minore Enrico, conte di Paternò e di Butera, considerato il capostipite dei lombardi siciliani.

Il primo a menzionare l’esistenza di una Sicilia lombarda (l’oppida Lombardorum) fu lo storico normanno Ugo Falcando, nel XII secolo, parlando di una rivolta delle popolazioni messinesi, Falcando fece notare letteralmente la presenza di ‘altre città lombarde’ oltre a Randazzo, Vicari, Capizzi, Nicosia e Maniace.
In un diploma dell’aprile 1237, si legge che Federico II di Svevia concesse la terra di Corleone al piemontese Oddone di Camerana, condottiero e capo dei Lombardi.
Lo storico Tommaso Fazello, sulla base delle testimonianze della lingua parlata, dichiarò che anche i borghi di Aidone e San Filadelfio (oggi San Fratello) erano presidi degli italo-gallici di Sicilia.
Sperlinga, dopo nove secoli, è ancora oggi una delle più importanti colonie lombarde della Sicilia.
A testimonianza rimane il castello, importante baluardo dell’esercito normanno-lombardo.
I comuni dove è maggiormente riscontrabile ancora oggi una forte eredità lombarda sono dunque Nicosia, Sperlinga e Piazza Armerina in provincia di Enna, ma anche paesi e cittadine meno note della provincia di Messina. L’uso della lingua gallo-italica è sopravvissuto ai cambiamenti del tempo solamente a Sperlinga, Nicosia e San Fratello. Ancora oggi infatti, viene usata quotidianamente nei rapporti interpersonali.

I Lombardi colonizzarono, anche solo in parte, diverse città della Sicilia: come ad esempio Messina, e alcuni borghi situati nella provincia. Ma anche Bronte, Caltagirone, Paternò, alcuni comuni della provincia di Siracusa, Butera, e Mazzarino, in provincia di Caltanissetta; alcuni comuni della provincia di Enna ed Enna stessa, la cui unica fortezza, il Castello di Lombardia, ricorda la resistenza dei galloitalici di Sicilia durante la dominazione normanna. Infine Corleone e Vicari, unici presidi lombardi in provincia di Palermo.

Ai lombardi di Sicilia, sono state dedicate pagine, frammenti, a volte anche interi capitoli di letteratura siciliana. Ad esempio Elio Vittorini o Leonardo Sciascia fecero entrambi riferimento al cosiddetto ‘Gran Lombardo’ (di cui parlò anche Dante nel XVII Canto del Paradiso XVII), un personaggio mitico della Sicilia del tempo, che divenne pretesto per celebrare la comunità dei lombardi di Sicilia. E ancora lo scrittore e giornalista Vincenzo Consolo, originario di Sant’Agata di Militello, nelle sue opere “Sorriso di un ignoto marinaio”, del 1976 e “Lunaria” (1986) usa il dialetto sanfratellano.

Personaggi appartenenti al gruppo degli italo-galli di Sicilia furono lo scultore seicentesco Filippo Planzone, lo scrittore Benedetto Rubino, nato a San Fratello nel 1884, il gesuita Prospero Intorcetta, primo europeo a tradurre le opere di Confucio, nonché molti nobili e personaggi illustri tra cui Corrado Lancia Conte di Caltanissetta, Oddone de Camerana capo dei Lombardi di Corleone, Roberto Caldarera, Governatore di Nicosia ed Enrico del Vasto, Conte di Butera e Paternò.

Autore | Enrica Bartalotta

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