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di Nando Cimino

 

       Occhiolà, quanti di voi hanno mai sentito questo nome? Non in molti credo. Eppure Occhiolà è, o meglio è stato, uno dei tanti paesi della nostra Sicilia; un tranquillo borgo agricolo con una popolazione di circa tremila abitanti. Occhiolà si trovava in provincia di Catania alle pendici dei Monti Erei è venne completamente rasa al suolo in pochi secondi, da un terribile terremoto in una triste domenica dell’undici gennaio del 1693. Occhiolà è oggi un parco archeologico, che meriterebbe sicuramente maggiori attenzioni; calpestare quella terra, sfiorare quelle pietre, suscita in chi ne conosce la storia intime ed imperscrutabili emozioni. Qui, non molto tempo fa, nel corso di una campagna di scavi venne scoperto, adagiato sotto i resti di una povera casupola, un presepe in terracotta che ci lascia immaginare la semplicità della vita rusticana di quel povero borgo. Siamo in quel territorio fertile ed a tratti anche brullo, dove scrittori come Verga e Capuana ambientarono le loro storie; salendo lento pede per la collina,  lo sguardo spazia libero e, poco distante, appare Grammichele, ovvero quella che oggi possiamo identificare come la nuova Occhiolà. Visitare questi posti è indispensabile per conoscere la storia della nostra Sicilia; di questa terra antica e generosa impregnata di fede, di sudore e di lavoro.