Martin Scorsese, regista di capolavori come Taxi Driver, Quei bravi ragazzi e The Irishman, ha scelto la Valle dei Templi di Agrigento per una visita esclusiva che ha assunto i contorni di un ritorno alle origini. Ad accoglierlo, il direttore del Parco archeologico e paesaggistico, Roberto Sciarratta, che ha guidato il regista lungo un percorso emozionante tra rovine millenarie e suggestioni immortali.
La visita, svolta in forma privata e durata circa un’ora, ha avuto il suo apice nell’area del Tempio di Zeus, dove Scorsese si è trovato di fronte alla musealizzazione di uno dei grandi telamoni, le imponenti figure mitologiche che un tempo ornavano il colossale edificio sacro. È proprio in quel momento che ha pronunciato parole semplici ma cariche di significato: “È un sogno per me essere qui”.
Tra Concordia e Giunone, sguardo al tramonto
La visita è poi proseguita verso il Tempio della Concordia e quello di Giunone, due tra le testimonianze più emblematiche dell’antica Akragas. Al tramonto, la luce dorata ha esaltato le linee pure dei templi, regalando a Scorsese uno spettacolo che ha definito “affascinante”, lasciandolo profondamente colpito dalla bellezza intatta del patrimonio archeologico siciliano.

Un patrimonio che appassiona il celebre regista. Scorsese, infatti, è produttore esecutivo di un documentario dedicato ai relitti della Sicilia, teso a riscoprire la memoria sommersa dell’isola e il suo ruolo millenario come crocevia di civiltà.
Le radici siciliane di un maestro del cinema
Quella di Scorsese in Sicilia non è una semplice visita turistica, ma un ritorno simbolico a radici mai dimenticate. In un’intervista a Variety, il regista ha condiviso riflessioni profonde sulla sua identità:
“Crescendo, i miei primi anni di formazione, ancor prima dell’adolescenza, vivevo in un paesino siciliano. Per puro caso, si trovava nel centro di Manhattan. Con questo intendo il modo di pensare, il comportamento, la lingua”.
Questo legame invisibile ma potente con la Sicilia culturale e spirituale ha accompagnato tutta la sua vita. “Gran parte delle fondamenta sono siciliane: il pensiero siciliano; il comportamento siciliano; la natura dei siciliani con cui sono cresciuto. Ho agito in altri modi. Ma non riesco a staccarmi da dove vengo” – ha dichiarato – “fa parte di un processo di scoperta. Di quella costante curiosità per tutto questo”.
Il documentario in lavorazione rappresenta un tassello importante nella narrazione della Sicilia di Scorsese: non soltanto terra di archeologia e memoria, ma anche custode del tempo attraverso i relitti conservati nei fondali del Mediterraneo.
