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Martin Scorsese ha 82 anni e uno sguardo rivolto a sud. Non a caso ha scelto di tornare in Sicilia, dove tutto è cominciato. O quasi. Durante il Taormina Film Festival, il regista ha ricevuto il premio alla carriera e ha raccontato a Variety il suo rapporto con l’isola, con emozione e precisione storica.

Quel “paesino siciliano” era la Little Italy newyorkese, modellata da usi, linguaggi e mentalità profondamente siciliane. E il cuore è rimasto ancorato a Polizzi Generosa, città natale dei suoi nonni paterni, Teresa e Francesco, emigrati a New York all’inizio del secolo scorso.

«Crescendo, i miei primi anni di formazione, ancor prima dell’adolescenza, vivevo in un paesino siciliano. Per puro caso, si trovava nel centro di Manhattan. Con questo intendo il modo di pensare, il comportamento, la lingua. Tutto questo faceva parte, in larga parte, di ciò che sono. Poi siamo diventati americani, in un certo senso. In un certo senso, credo che per me quel legame siciliano, unito alle esperienze religiose, abbia alimentato la curiosità e la ricerca della mia identità. Di chi sono».

E, ancora, «Gran parte delle fondamenta sono siciliane: il pensiero siciliano; il comportamento siciliano; la natura dei siciliani con cui sono cresciuto. Ho agito in altri modi. Ma non riesco a staccarmi da dove vengo. Quindi fa parte di un processo di scoperta. Di quella costante curiosità per tutto questo. Cosa sarebbe successo se i miei nonni non fossero mai venuti in America?».

Memoria familiare che ritorna

Il ritorno in Sicilia per Martin Scorsese ha un significato anche intimo. Scorsese cerca un senso di appartenenza che altrove fatica a trovare. «In precedenza avevo trascorso in Sicilia solo poche settimane in tutta la mia vita. Ora che le cose si stanno esaurendo, dato che ho 82 anni e ho avuto l’opportunità di andarci tra ottobre e novembre – lavorando al film di archeologia e al film su Papa Francesco – tendo a trovare una sorta di conforto, credo. Cerco un posto in cui potrei sentirmi a casa».

«Ci sono un paio di posti nelle strade di New York dove potrei sentirmi a casa. Ma questo è tutto. Che si tratti dei gruppi dell’alta borghesia di New York, posso stare con loro. Con i giornalisti o gli scrittori intellettuali di New York. Ma questo è tutto. In pratica, non posso stare con nessun altro. Non mi sento a casa lì, ma ci sono. E quindi cerco solo di non essere nessun altro e di essere semplicemente me stesso, davvero. E il mio io inizia qui [in Sicilia]». Foto: Depositphotos.com.

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