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Mentre in molte città del mondo si accendono le luci dei mercatini natalizi, a Caltanissetta lo sguardo è già rivolto alla Pasqua. Situata nel cuore della Sicilia, questa città conserva alcune delle celebrazioni più antiche e suggestive d’Italia, tanto da attirare ogni anno migliaia di visitatori e di emigrati che tornano per partecipare ai riti della Settimana Santa.

Ad accendere i riflettori sulla Sicilia è la sezione Viaggio della CNN, sottolineando che a Caltanissetta non ci sono conigli o uova di cioccolato, ma figure a grandezza naturale, fedeli che camminano a piedi nudi e un’intera comunità che si riconosce in un rito collettivo.

Le vare: un teatro sacro nel cuore della città

Il momento più spettacolare è la processione delle vare, che si svolge il Giovedì Santo. Si tratta di sedici grandi scene della Via Crucis, quindici delle quali furono realizzate tra il 1883 e il 1902 dagli artisti napoletani Francesco e Vincenzo Biangardi.

Questi straordinari gruppi scultorei, costruiti in cartapesta, gesso e legno, vengono trasportati su piattaforme mobili lungo le vie della città. Ogni vara racconta un frammento della Passione di Cristo con una potenza visiva che unisce arte e devozione popolare.

«Una sola vara non avrebbe molto valore, ma come gruppo diventano parte della nostra identità», spiega Salvatore Petrantoni, assessore agli eventi di Caltanissetta.

Un rito che coinvolge un’intera città

La processione parte alle otto di sera. Ogni gruppo è accompagnato da una banda musicale, e le note solenni riempiono le strette vie del centro. Le corporazioni dei lavoratori, dai fornai ai fabbri, aprono la strada accendendo razzi per annunciare l’arrivo dei carri.

Davanti a ogni vara cammina la cuntastoria, una donna che recita a voce alta in siciliano i passi dei Vangeli. È una sorta di balletto religioso, un dramma sacro che si rinnova ogni anno, capace di emozionare anche chi non è credente.

Arte e devozione popolare

Ogni vara appartiene a una diversa corporazione cittadina. Molte furono commissionate dai minatori, che nel XIX secolo rappresentavano l’anima economica della zona. Per loro, partecipare significava ringraziare per essere scampati ai disastri nelle miniere di zolfo.

«Era un modo per esprimere gratitudine e comunità», racconta Petrantoni. Questa radice collettiva ha permesso alla tradizione di sopravvivere nei secoli, tramandandosi di generazione in generazione.

La Real Maestranza: la città nelle mani del capitano

Il mercoledì precedente alla Pasqua è dedicato alla Real Maestranza, un’antica associazione di artigiani le cui origini risalgono al Medioevo. Il “capitano”, eletto ogni anno tra i mestieri, riceve simbolicamente le chiavi della città e diventa il “signore di Caltanissetta” per l’intera Settimana Santa. In passato poteva persino concedere la libertà a un detenuto, oggi guida la processione delle varicedde, le versioni ridotte delle vare principali.

Il Cristo Nero: il cuore della devozione

Il Venerdì Santo è il culmine spirituale della Settimana. È il giorno del Cristo Nero, una scultura lignea di origine bizantina, considerata miracolosa. Secondo la tradizione, fu scoperta nel 1618 dai fogliamari, raccoglitori di erbe selvatiche, all’interno di una grotta illuminata da due candele. Quando tentarono di pulirla, il colore si scurì nuovamente, da cui il nome.

Ancora oggi, i fogliamari aprono la processione, seguiti dai fedeli a piedi nudi, dai membri della Real Maestranza e da migliaia di cittadini che riempiono le vie in un silenzio sacro e toccante.

Tra fede, arte e memoria

Le processioni non sono solo eventi religiosi: rappresentano la memoria viva della città. Le vare sono custodite con orgoglio e spesso esposte nelle vetrine dei negozi tutto l’anno. Persino la pasticceria locale celebra la tradizione con la spina santa, un dolce creato per la visita di Papa Giovanni Paolo II nel 1993.
«Le vare ci ricordano ciò che siamo sempre stati», conclude Petrantoni. «Sono parte della nostra storia e continueranno a esserlo». Foto: Depositphotos.com.

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