Un borgo, una famiglia e un sogno che guarda lontano. Nicola Fiasconaro racconta la rinascita dell’azienda tra creatività, giovani e nuove sfide globali, una storia di dolcezza, visione e radici siciliane che si fanno internazionali.
“Tutto è nato qui, in questo borgo meraviglioso”, dice Nicola Fiasconaro indicando Castelbuono, la culla creativa da cui ha preso forma il marchio diventato ambasciatore della dolcezza siciliana nel mondo. È qui che pulsa ancora l’anima dell’azienda: “Oggi Castelbuono ha un fermento straordinario, ci sono una quarantina di attività artistiche e culturali. Magari si trascura il calcio”, sorride, “ma qui si fanno cose davvero importanti”.
Da questo humus culturale nasce il nuovo corso della Fiasconaro, un percorso che mette al centro i giovani. “Siamo nel terzo millennio: si apre una nuova fase e i protagonisti devono essere loro. Ognuno può raggiungere traguardi e mete. Questo è il momento in cui la Sicilia deve mostrare davvero ciò che è”.
New York, il concept store che esporta la piazza siciliana
La grande sfida si chiama New York: l’apertura di un prototipo di boutique che rappresenterà l’essenza della Sicilia contemporanea. “È un nuovo percorso, un nuovo inizio. Se questa esperienza funziona, seguiranno altri esperimenti”, spiega Fiasconaro.
L’obiettivo è chiaro: ricreare nel cuore di Manhattan lo spirito di Piazza Margherita. “Vogliamo portare laggiù granite, brioche, il trionfo della dolcezza siciliana. Castelbuono, in provincia di Palermo, è una piccola cittadella che racchiude mille anni di storia del cibo: impanate, pignolate messinesi, sfoglio di Polizzi, l’agnello di Favara… non puoi che mettere la Sicilia sul trono del gusto”.
Il ricambio generazionale: “Ora tocca ai ragazzi”
Il passaggio generazionale, spesso criticità per molte aziende italiane, qui è diventato un punto di forza.
“In Italia i ricambi generazionali sono un problema serio: aziende dismesse, famiglie divise. Noi siamo riusciti a evitarlo perché siamo cresciuti insieme, abbiamo avuto buon senso. Oggi c’è serenità”, sottolinea Fiasconaro.

Al centro c’è la nuova generazione, rappresentata soprattutto da Mario: “Ha un cognome pesantuccio”, scherza, “ma ha grinta, sicurezza e senso di responsabilità. È giusto che vadano avanti loro. Noi saremo lì a supportarli quando serve”.
Oltre il panettone: la pasticceria fresca e la linea bar
Il futuro creativo guarda oltre i prodotti iconici. “Non è solo questione di gusti nuovi. Le marmellate, le confetture, le cubaita e i prodotti non da ricorrenza vanno molto bene. Ma abbiamo voglia di sperimentare. Di spingerci verso la pasticceria fresca”.
Dal concept newyorkese potrebbe nascere la più grande novità del marchio: “Da quel prototipo può nascere una linea bar Fiasconaro. Una rete di pasticcerie nei cuori delle città più belle del mondo. È affascinante e ce lo meritiamo: la Sicilia emoziona ovunque“.
Il sogno spaziale: “Tornare dalla NASA, puntare a Marte”
Il maestro confida anche un sogno visionario, che affonda le radici in un’esperienza reale. “Nel 2007-2008 siamo stati fornitori della NASA. Abbiamo creato un menù italiano e il pezzo forte era un nostro dolce”.
Oggi, l’idea è rilanciare quella storia: “Sto studiando nuove alchimie per ripresentare un menù per Marte o per le missioni future. E chissà… magari un giorno un’officina dolciaria nello spazio. Perché no?”.
Una Fondazione per custodire creatività, cultura e solidarietà
Nella nuova fase dell’azienda c’è anche un investimento sulla comunità e sulla cultura. “Abbiamo acquistato una casa antica del Settecento, un rudere. L’anno prossimo partirà il cantiere e potrebbe diventare la sede di una fondazione. Vogliamo creare momenti di creatività culturale, imprenditoriale e di solidarietà“.
Un contenitore per racchiudere la storia, l’identità e la responsabilità sociale del marchio: “La Sicilia affascina il mondo, ma dobbiamo essere più bravi nel fare sistema e modernizzare il settore agroalimentare”.
Welfare, nuovo pilastro: “La persona al centro”
Il welfare aziendale rappresenta un capitolo autonomo e centrale. “Stiamo lavorando a un modello che definisco capitalismo dell’umanesimo: la persona viene messa al primo posto“.
Le iniziative sono già in fase di progettazione: “Creeremo campi ricreativi, spazi di benessere, asili nido, una mensa aziendale. Sono cose normali, ma in Sicilia non sono scontate”.
E lancia anche un appello: “Bisogna aiutare le aziende non con i soldi, ma con strumenti amministrativi. La burocrazia ti uccide. Se si ingessa tutto, si blocca la voglia di migliorare”.
“I trentenni salveranno il mondo”
L’intervista si chiude con una dichiarazione destinata a restare: “Il futuro appartiene ai giovani. Hanno talento, spesso inespresso. Bisogna accorgersene prima: saranno i trentenni a salvare il mondo”.
Castelbuono resta il centro simbolico di questa rivoluzione: un borgo dove la tradizione dialoga con la visione globale e da cui, oggi, la dolceria siciliana riparte per conquistare New York e oltre.
