La nuova classifica dei migliori ospedali italiani, pubblicata da AGENAS (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali), porta con sé importanti novità per la sanità siciliana. Anche se il divario tra Nord e Sud è ancora evidente, l’isola conquista posizioni di rilievo in diversi ambiti assistenziali, confermandosi capace di competere a livello nazionale.
L’indagine, presentata al Ministero della Salute come parte del Programma Nazionale Esiti (PNE) 2025, ha preso in esame 1.117 strutture di ricovero per acuti, sia pubbliche che private, valutando aspetti fondamentali come mortalità, efficacia degli interventi e tempi di risposta clinica.
Il Programma Nazionale Esiti è uno strumento istituzionale del Ministero della Salute e dell’Agenas. Valuta le performance ospedaliere in diverse aree cliniche, tra cui l’area cardiovascolare, l’area oncologica, le emergenze chirurgiche, l’area osteomuscolare, l’area gravidanza e parto e nefrologia.
I dati provengono dalle schede di dimissione ospedaliera (SDO), dal flusso dell’emergenza-urgenza (Emur) e dall’Anagrafe tributaria, con l’obiettivo di verificare i risultati reali a distanza di tempo dai ricoveri.
Sicilia, presenze nella top 30 nazionale
Nel panorama nazionale dominato da strutture lombarde, venete ed emiliane, spicca la A.O. per l’Emergenza Cannizzaro di Catania, che raggiunge un risultato rilevante: si piazza al 25° posto su 171 strutture, risultando la migliore dell’isola in classifica generale. Il Cannizzaro si conferma, dunque, la struttura pubblica più performante dell’intera Sicilia, riconosciuta per l’efficacia dei suoi interventi, la qualità dell’assistenza e la capacità di gestione dell’emergenza-urgenza. Un dato che sottolinea la solidità di un presidio di riferimento regionale e interregionale, in particolare nei settori della traumatologia, dell’oncologia e della chirurgia d’urgenza.
Un altro riconoscimento significativo arriva dalla chirurgia oncologica: la Casa di Cura La Maddalena S.p.A. di Palermo si classifica al 16° posto, attestandosi tra le migliori strutture italiane per la gestione dei tumori. Questa struttura privata accreditata è da anni un punto di riferimento nel trattamento dei tumori, e il risultato ottenuto testimonia la qualità delle tecniche chirurgiche adottate, l’alto volume di interventi effettuati e i risultati ottenuti in termini di sopravvivenza e recupero post-operatorio. La presenza così alta in graduatoria dimostra come, anche in Sicilia, sia possibile garantire percorsi oncologici avanzati e tempestivi, in linea con gli standard delle migliori realtà nazionali.
La Sicilia indietro nel settore osteomuscolare
Non tutte le notizie però sono positive. Il settore osteomuscolare – che include interventi ortopedici e traumatologici – registra per la Sicilia risultati poco incoraggianti.
Il primo ospedale siciliano in questa categoria è il P.O. Trigona di Noto, che figura solo all’83ª posizione. Subito dopo, in 84ª, troviamo la Casa di Cura Villa dei Gerani di Erice. Seguono diverse altre strutture, tutte collocate in fondo alla classifica:
- Casa di Cura Sant’Anna Srl – Erice (TP)
- Casa di Cura Santa Lucia Glef – Siracusa
- Istituto Ortopedico Villa Salus – Melilli (SR)
- Casa di Cura Carmona Srl – Messina
- Casa di Cure Orestano Srl – Palermo
- Casa di Cura Noto Pasqualino Srl – Palermo
- Casa di Cura Latteri Valsava Srl – Palermo
- Casa di Cura Valsalva Srl – Catania
In coda alla graduatoria, si trovano anche:
- Ospedale Generale di Zona – Lentini (SR)
- Casa di Cura Igea Snc – Partinico (PA)
- Private Hospital Argento Srl – Catania
- Istituto Clinico Vidimura Srl – Catania
Due strutture catanesi, quindi, chiudono la classifica nazionale, segnalando forti criticità da affrontare con interventi urgenti e mirati.
Nonostante le eccellenze segnalate, l’Agenas evidenzia che solo il 21% delle strutture italiane ha ottenuto valutazioni alte o molto alte. I centri del Nord restano prevalenti nei primi posti, a dimostrazione di una sanità ancora fortemente disomogenea.
Nel report si legge che, malgrado i miglioramenti, restano “forti disuguaglianze territoriali” che penalizzano soprattutto le aree del Sud. Un messaggio chiaro anche per la Sicilia, che alterna centri d’eccellenza a strutture in difficoltà, a pochi chilometri di distanza.
