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Dal librocuore alla tragedia: sembra quasi la trama di un thriller, invece è la triste realtà. Tracey Wilkinson notò il senzatetto Aaron Barely all'uscita da un supermercato. Il ragazzo, inginocchiato vicino a uno scatola di cartone, pregava e tremava per il freddo. Impietosita dalla scena, la donna decise di aiutarlo, trovargli perfino un lavoro. Un anno dopo lui avrebbe massacrato la sua famiglia. Il 24enne ha confessato l'assassinio della signora Wilkinson e del figlio 13enne, Pierce, avvenuto nella loro casa di Stourbridge, in Inghilterra. Nell'attacco sono rimasti feriti anche il marito e la figlia: lui è riuscito a chiamare i soccorsi dopo aver ricevuto sei coltellate, per le quali ha trascorso 11 giorni in ospedale. La vicenda è finita sui maggiori media britannici, dalla "Bbc" al "Guardian".

La sorte giudiziaria di Barely lascia pochi spazi ai dubbi: "un minimo" di 30 anni di prigione. Il signor Wilkinson ha raccontato i dettagli del loro rapporto con Aaron: l'incontro, l'inclusione nella famiglia, i tentativi di aiutarlo e infine la sera in cui, con un coltello, ha ucciso la moglie e il figlio: "Mia moglie era una donna caritatevole. Quando ha visto Aaron tremare per il freddo, lo ha portato in macchina in un ostello, dove ha vissuto per qualche giorno. Non aveva né cibo né soldi, così lei gli portava da mangiare, ovunque si trovasse. Qualche volta veniva a cena da noi. Diceva di aver bisogno di qualcuno che lo aiutasse a rimettersi in piedi, così abbiamo cercato e trovato un lavoro per lui".

A settembre dello scorso anno qualcosa è cambiato. Aaron ha cominciato ad assumere droghe e avere comportamenti preoccupanti, così hanno deciso di licenziarlo: "Sembrava averla presa bene, aver capito le nostre motivazioni. Ci ha spiegato che aveva iniziato a drogarsi perché la madre era morta, qualche tempo dopo scoprimmo che non era vero". Qualche giorno più tardi hanno incontrato nuovamente Aaron per strada pieno di lividi. Lo hanno riaccolto in casa, gli hanno trovato una sistemazione e lui si è offerto di fare dei lavoretti per la famiglia, per potersi pagare cibo e sigarette: "Abbiamo trascorso il giorno di Natale insieme. Lui ha portato un regalo per mia moglie, con su scritto 'Alla madre che non ho mai avuto'. Abbiamo mangiato nello stesso piatto. Quando l'avrei rivisto dopo quell'occasione, mi avrebbe pugnalato".

Tre settimane dopo, a gennaio di quest'anno, Aaron si è presentato a casa loro, vestito di nero, con un lungo coltello in mano: "Mi ha pugnalato due volte in faccia, due all'addome e due alla schiena. Credevo avrebbe continuato, ma dei rumori nel vialetto lo hanno fatto scappare. Mi sono trascinato verso il telefono e ho chiamato i soccorsi. Sentivo che stavo per morire". L'ambulanza è invece arrivata in tempo. Dopo 11 notti in ospedale, l'uomo è stato dimesso, ma per la moglie e il figlio non c'è stato niente da fare: "Le ferite fisiche guariranno, ma non quelle mentali. Mia figlia Lydia è la mia roccia. Ritornare a casa è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto. Vorrei che mia moglie non avesse mai poggiato lo sguardo su quel ragazzo".