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01Più di 80 artisti italiani e internazionali riuniti al Sicilia Outlet Village per celebrare la “Dea di Morgantina”, un’opera del V secolo a.C., attribuita ad un discepolo del noto scultore Fidia.

L’imponente scultura fu trafugata, nella seconda metà del Novecento, dal ticinese Renzo Canavesi, dagli scavi dell’antica città di Morgantina, sita presso la città di Aidone, in provincia di Enna, e venne venduta al Paul Getty Museum di Los Angeles per la cifra sbalorditiva di 28 miliardi di lire.

Dopo un contenzioso tra Governo statunitense e italiano durato anni, e sfociato nel pagamento di un profumato risarcimento comprendente anche i danni morali, la statua ritorna all’Italia e viene esposta, il 17 maggio del 2011, presso il Museo Archeologico di Aidone. Oggi, grazie al progetto messo appunto dal Club UNESCO, più di ottanta artisti contemporanei italiani e internazionali celebrano il capolavoro della Demetra della Magna Grecia, attraverso l’esposizione dei lavori che più la rappresentano.

Da Bruno Caruso, a Piero Guccione e Marella Ferrera, la Sicilia tutta ha dato la sua adesione ad un evento unico, accanto a pittori e scrittori di caratura internazionale come Emilio Isgrò, Ennio Calabria, Stephen King, che hanno offerto il loro talento e il loro punto di vista alle città di Valguarnera e Catania prima, e infine ad Agira, dove dal 17 ottobre è possibile visionare i lavori che festeggiano il rientro a casa della statua, presso il Sicilia Outlet Village.

In collaborazione con l’assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, e con il Comune di Aidone, la mostra è aperta a tutti, cittadini e curiosi, in formato gratuito dalle 11 alle 19; e con il patrocinio delle Cantine Planeta è anche possibile visionare una pregevole collezione di bottiglie che portano la “Dea di Morgantina” sull’etichetta.

La “Venere” di Morgantina è stata realizzata con una tecnica già in uso nella Magna Grecia, che venne messa appunto anche per realizzare le metope blank del tempio E di Selinunte, risalenti allo stesso periodo storico. Più di due metri di calcare colorato proveniente dalla cava siciliana situata a pochi chilometri dalla foce del fiume Irminio, sono serviti per scolpire il suo prezioso panneggio a effetto bagnato, che mette in risalto le curve tornite del suo corpo, grazie all’abile scolpitura; per le parti nude di testa, braccia e piedi ci si è serviti invece di marmo pario, ovvero marmo bianco pregiato proveniente dalla cave di Grecia poste sull’isola di Paros.

Autore | Enrica Bartalotta