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Un ragazzo è stato cacciato di casa perché gay. Stesso destino per il fidanzato. Già di per sé la notizia fa scalpore, ma anche gli sviluppi hanno raggiunto le pagine dei giornali. Pur accogliendo parzialmente le richieste del giovane, 18 anni appena, il giudice ha stabilito che i genitori versino al ragazzo ogni mese un assegno di mantenimento. Tutto è accaduto nel Napoletano. L’avvocato Salvatore Simioli dello Sportello Legale di Arcigay Napoli si è infatti costituito come difensore del ragazzo nella causa di separazione giudiziale dei genitori innanzi al Tribunale di Napoli Nord.

Il giudice ha prima di tutto ammesso la costituzione del figlio, divenuto maggiorenne, che ha chiesto la modifica dei provvedimento del presidente del Tribunale in merito all’assegnazione della casa familiare e degli assegni di mantenimento. Francesco, infatti, appena divenuto maggiorenne è stato messo fuori la porta dalla madre nonostante il Tribunale avesse assegnato la casa alla madre quale affidataria dei figli. Nell’ordinanza, in cui si assume come dato indiscusso che il figlio "non convive con la madre per mancato consenso manifesto della stessa", si legge anche che "Francesco, anche se maggiorenne, non ha raggiunto l’indipendenza economica e pertanto risulta beneficiario della assegnazione della casa familiare in quanto e se convivente con la madre; e che pertanto non risulta data piena esecuzione all’ordinanza presidenziale" che riconosceva il diritto anche di Francesco di vivere nella casa familiare.

Pur accogliendo parzialmente le sue richieste il giudice ha quindi stabilito che i genitori versino al ragazzo ogni mese un assegno di mantenimento. Lo stesso giudice però non si è espresso sul garantire a Francesco un legame affettivo con la sorella più piccola: la madre gli impedisce di vederla perché non sarebbe educativo per la bambina "essendo Francesco apertamente omosessuale". Antonello Sannino, presidente di Arcigay Napoli, dice: "Continueremo a stare vicino ai due ragazzi, come ad ogni persona vittima di ingiustizia e discriminazioni, ma ci auguriamo che presto anche lo Stato, il Comune di Napoli, gli enti locali e la Regione Campania, facciano la loro parte, mantenendo le loro promesse perché possa nascere anche a Napoli una casa di accoglienza per persone lgbt vittime di discriminazione e odio".