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Capperi Siciliani: storia e virtù di uno straordinario ingrediente mediterraneo

Capperi siciliani, prodotti tanto piccoli quanto preziosi. Le piante sono parte integrante di tanti celebri paesaggi e il sapore è inconfondibile. La coltivazione del cappero ha origini antiche: sarebbe nata tra il Nord Africa e il Medio Oriente e ve ne sono tracce nella Bibbia, ma anche in scritti di Ippocrate, Aristotele e Plinio il Vecchio. Si tratta di una pianta resistente, in grado di nascere su rupi, falesie e vecchie mura, creando lunghi rami, con foglie verdissime. Quando si parla di capperi, si pensa immediatamente alla Sicilia, in particolare alle isole di Salina e Pantelleria, due centri di produzione di qualità. La raccolta si effettua nel periodo che parte da fine maggio e può proseguire oltre agosto, ogni 8-10 giorni. Ci si sveglia prestissimo, perché bisogna evitare il sole più caldo. Dopo essere stati raccolti, i capperi vengono stesi al fresco, per impedirgli di sbocciare. Dopo qualche ora si separano i capperi dai capperoni (i bottoni più grandi sul punto di sbocciare). Il passaggio successivo è la salatura: avviene solitamente in fusti o botti tagliate a metà. Nei giorni che seguono ci si prende cura dei capperi, travasandoli da un contenitore all’altro. Questo trasferimento serve a evitare che l’azione di sale e calore rovini i capperi, innescando fermentazioni indesiderate.

Capperi siciliani: Igp, Dop e proprietà

Il primo riconoscimento Igp per i capperi siciliani è arrivato per il cappero di Pantelleria. Il terreno dell’isola, di origine vulcanica e molto arido, è ideale per la sua coltivazione. La raccolta si effettua a mano e in modo scalare, dal primo maggio al 31 ottobre. Molto recente (maggio 2020) è la creazione della Dop Capperi delle Eolie. Il disciplinare prevede che si possano coltivare capperi su tutte le isole dell’arcipelago. La produzione, attualmente, si attesta su 600-700 quintali l’anno e circa la metà proviene da Salina. Anche i capperi hanno le loro proprietà. Grazie all’azione di rutina e quercetina, sono antiossidanti, antinfiammatori e immunoprotettivi. Dalla corteccia si ricavano decotti antireumatici e diuretici, mentre i boccioli macinati e spalmati sulla pelle possono essere usati come maschera sbiancante come vitiligine e couperose. Gli antichi romani producevano un vino medicato, lasciando macerare i boccioli con bacche di ginepro, per due mesi. Ancora, i capperi contengono sali minerali e vitamine dei gruppi A, C, E, K. Sono anche adatti a chi soffre di ipertensione, grazie al metodo di salatura, e sono un ottimo alimento contro il diabete, poiché riducono lo zucchero nel sangue e migliorano le funzioni epatiche, senza effetti sui reni.

Per celebrare la bontà dei capperi siciliani, si svolge ogni anno a Salina la Festa del cappero in fiore, ogni prima domenica di giugno. Location dell’evento è piazzetta Sant’Onofrio, nella frazione di Pollara. Le signore dell’isola preparano i piatti tipici della cucina eoliana, come paste condite con olio, tonno e capperi o con il pesto dei boccioli, le insalate, le salse, i totani ripieni, crostini e acciughe. Una piccola curiosità: vanno provate anche le foglie di cappero, messe sott’olio o fritte in pastella, che accompagnano i piatti da un punto di vista estetico, ma anche con il sapore.

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Foto: Wikipedia

Redazione