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01Il castello di Pietrarossa è una fortezza dell’XI secolo che sorge a ridosso della Chiesa di Santa Maria degli Angeli, nel vecchio quartiere arabo di Caltanissetta.

Le origini dell’edificio, di cui oggi rimangono solo i ruderi di alcune torri in pietra rossa e del ponte di comunicazione, è piuttosto controversa.
Non vi sono infatti documentazioni a sostegno della sua presenza nel territorio prima dei Normanni, ma per il momento si presume ancora possa essere stato costruito dai bizantini tra il 750 e l’800.
Vi sono anche atre ipotesi, che tenderebbero ad attribuire al fortilizio, un’origine ancora più antica; secondo alcuni, la struttura sarebbe infatti stata eretta dai Romani su un gruppo di antiche fabbriche, altri credono invece che il castello risalga all’Epoca Greca, e in particolare che la rocca fosse di proprietà dei siracusani, e che poi fosse stata attaccata dagli ateniesi, in un fallito tentativo di presa. Altri ancora pensano invece che fosse un possedimento più recente, di origine saracena, dato che testimonianze più attuali sembrerebbero confermare la sua impressionante estensione, che comprendeva, oltre alle mura, ai camminamenti e alle torri, anche giardini e coltivazioni, elementi tipici delle costruzioni arabe; questa ipotesi farebbe pensare, che all’interno delle mura del castello, vivessero qualcosa come 300 nuclei famigliari, di cui 70 armati. Altri invece ne ipotizzano la nascita al tempo di un insediamento sicano.

L’origine araba del castello, sarebbero però la più accreditata, in quanto potrebbe anche spiegare l’origine del toponimo di Caltanissetta: derivante dal termine arabo Qal'at an-nisah, che tradotto significa ‘castello delle donne’; un’espressione che starebbe ad indicare il fatto che per un lungo periodo dell’anno, gli uomini si ritrovavano ad occupare le terre circostanti, in qualità di contadini, lasciando alle donne il presidio del fortilizio. Del castello rimangono oggi testimonianze sorte sulla base degli studi effettuati sulla rocca, che ci confermano come il castello avesse planimetria e struttura imponenti; a Siviglia vi è infatti una versione del castello, in formato plastico, così come doveva apparire nell’Antichità, stesso discorso per un’illustrazione degli inizi del Novecento, e per uno degli affreschi ubicati presso la ‘Galleria delle Carte Geografiche’, all’interno dei Musei Vaticani. 

Il castello fu teatro di diversi eventi di rilievo, che caratterizzarono il periodo della dominazione angioina di Sicilia; in particolare: durante il periodo dei Vespri, il castello venne attaccato, e i cittadini, una volta cacciati i regnanti, ivi istituirono il ‘Libero Comune di Caltanissetta’. Ma il periodo più splendente delle ‘murra di l’Anciuli’, è sicuramente quello aragonese.
Salito al governo Pietro III d’Aragona, il castello tornò infatti nelle mani regie; i possedimenti perduti non vennero più recuperati, ma tra le sue mura vennero ospitati i tre Parlamenti generali siciliani.
Alla morte di Federico IV, avvenuta nel 1378, la rocca calcarea che domina la valle del Salso, venne occupata dai quattro vicari di Sicilia, tra cui Guglielmo Peralta e Manfredi Chiaramonte, i quali diedero vita al cosiddetto ‘Governo dei Quattro Vicari’. Nel 1407, il castello, e il feudo circostante, passa alla famiglia Moncada, (nelle cui mani rimarrà fino alla fine del Feudalesimo), e in particolare a Matteo II, primo conte di Caltanissetta, il quale si dice ospitò tra le sue stanze la Regina Bianca di Navarra, per difenderla dagli oppositori che non la volevano a capo del Regno.

Nella notte del 27 febbraio 1567 il castello crollò, si presume per un terremoto; i Moncada si occuparono di preservarne ciò che ne restava ma, contemporaneamente, diedero anche l’ordine, come si evince dagli scritti, di iniziare ad utilizzarla come cava per estrarre il prezioso materiale che sarebbe asservito alla costruzione dei nuovi edifici della città.
Le demolizioni continueranno per tutto il XVII secolo; la pietra del castello contribuì alla costruzione del Convento dei Francescani, delle cappelle del vicino cimitero, e delle abitazioni del Quartiere degli Angeli.

Oggi, dell’antica struttura e planimetria è dunque rimasto ben poco, ma alcuni scavi promozionati nel Settecento, portarono alla luce un antico passaggio, subito dopo ricoperto, che ha determinato la nascita dell’antica leggenda dei ‘cuniculi’: ovvero passaggi sotterranei, che si dice colleghino diverse costruzioni della città, tra cui anche antichi palazzi e chiese.
Sempre nei pressi del castello, venne ritrovato un sepolcro, con all’interno quello che si presume possa essere il corpo della nipote di Ruggero d’Altavilla. La salma fu poi traslata presso la chiesa di San Domenico, ma ancora oggi si pensa che la rocca sia infestata dal suo fantasma.
Un’altra leggenda, alimentata dalle possibili origini arabe del castello, sembrerebbe invece confermare la nascita di uno dei dolci più famosi di Sicilia: il cannolo. Secondo la tradizione infatti, le donne arabe preparavano questo dolce in occasione del ritorno dei propri mariti. La cialda, spessa e croccante, veniva realizzata in maniera che potesse essere conservata per giorni; una volta che i mariti furono tornati dai campi, le donne si dedicavano così al riempimento della cialda con un fresco ripieno di ricotta: in questo modo, i loro uomini avrebbero potuto gustare il dolce come fosse appena fatto.

Autore | Enrica Bartalotta