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In queste ore la Corte europea per i diritti dell’uomo ha stabilito che i tribunali britannici hanno il diritto di far sospendere le cure del piccolo Charlie Gard, un bambino inglese di appena 10 mesi affetto da una rara malattia genetica, lasciandolo dunque morire. Il piccolo, più precisamente, soffre della sindrome da deplezione del DNA mitocondriale. Si tratta di una malattia estremamente rara, che ha colpito finora solamente 16 bambini in tutto il mondo e che causa un progressivo indebolimento muscolare. Di fronte a questa malattia, i medici del Great Ormond Street Hospital di Londra avevano cercato anche di far approvare l’uso di una cura sperimentale, finché le cose non sono precipitate.

A marzo, infatti, il bambino ha subito un’encefalopatia che, secondo i medici, non avrebbe più permesso a Charlie di parlare e di mangiare in autonomia. A quel punto è stato detto a Connie Yates e Chris Gard, i genitori, che sarebbe stato meglio sospendere le cure perché non c'era più nulla da fare. Mamma e papà, però, non hanno voluto rassegnarsi a questo destino e hanno trovato una clinica negli Stati Uniti disposta a proseguire le cure del figlio con un trattamento sperimentale. Per farlo hanno raccolto 1,2 milioni di sterline da oltre 80mila donatori volontari, ma l’ospedale di Londra si è opposto al trasferimento dal momento che oggi non esiste alcuna cura unanimamente accettata.

A quel punto l'ospedale londinese si è rivolto alla giustizia britannica. Il 12 aprile l’Alta Corte Britannica ha stabilito il diritto da parte dell’ospedale a sospendere le cure del bambino. Il giudice si è detto fortemente rattristato, ha detto di aver molto apprezzato i numerosi sforzi della famiglia Gard per salvare il figlio e di essere consapevole che per loro quello fosse un giorno nero, ma dopo aver sentito i medici ha rilevato che non ci sarebbe potuto essere nulla da fare per salvare Charlie e questa decisione sarebbe perciò stata la cosa migliore per il bambino, evitandogli ulteriori sofferenze.

Secondo i genitori la sentenza viola sia la libertà di cure che la libertà di movimento del bambino, e hanno deciso così di appellarsi alla Cedu, che ha dato massima priorità al caso per via dei tempi e dell’ampio dibattito che aveva scatenato. Nell’attesa, la corte di Strasburgo ha ordinato all’ospedale di Londra di continuare a curare il bambino fino alla nuova decisione. Questo nuovo verdetto è arrivato ieri, quando la Cedu ha confermato quanto stabilito la sospensione delle cure. Tutto questo in quanto la corte di Strasburgo non ha alcuna autorità per prendere una decisione su un simile tema al posto di un’autorità nazionale. I temi etici e morali e l’accesso alle cure sperimentali sono infatti temi su cui la Cedu non ha particolare autorità rispetto agli organi competenti nazionali.