Sei su Telegram? Ti piacciono le nostre notizie? Segui il canale di SiciliaFan! Iscriviti, cliccando qui!
UNISCITI

In una vasta pianura sita tra Licata e Gela, negli anni Sessanta si coltivava ‘l’oro bianco di Sicilia’, ovvero il cotone. Oggi questa fibra non viene più coltivata, ma appartiene alla storia del paese.

Questa fibra resistente, coltivata in molte regioni del mondo, proviene dal Gossypium, pianta arbustiva della famiglia delle Malvaceae. Molte le specie che lo compongono; le foglie, di formazione particolare, danno alla pianta una caratteristica forma conica. I semi che compongono la capsula, il frutto della pianta, vengono spesso raccolti per ricavarne un olio, molto usato sia nell’industria alimentare che delle essenze, e nel settore dell’igiene personale per la fabbricazione di saponi profumati e delicati, ma anche nel settore farmaceutico per la realizzazione di preparati. In Sicilia, la fioritura avveniva in estate, mentre l’apertura delle capsule, caratterizzava generalmente la fine del mese di agosto e tutto il mese di settembre. Il periodo della raccolta è dunque proprio quello in cui i fiori, diventando gialli, si aprono lasciando intravedere i fiocchi custoditi nella capsula. Questa fibra naturale, tra le più conosciute al mondo, venne probabilmente portata nel bacino del Mediterraneo, dall’Asia Minore.

Furono gli Arabi a introdurne la coltivazione in Sicilia; ad essi si deve infatti la coniazione del toponimo ‘qutun’, e l’uso dei numerosi strumenti che venivano utilizzati per la sgranatura e la lavorazione manuale della bambagia, che per lungo tempo e per tutto il Novecento, fu parte delle numerose specie a reddito dell’intera Isola.
Perfetta come pianta ornamentale da terrazzo o da giardino, in quanto desidera e necessita di abbondanti irrigazioni, la pianta del cotone nasce particolarmente bene in ambienti caldo-secchi, caratterizzati da un’alternanza di stagioni umide; gli Stati Uniti sono il primo produttore al mondo di filati di cotone, ma la qualità migliore risiede in quelle nazioni a clima desertico, come India, Pakistan, Egitto e Russia. E fu probabilmente l’India la nazione da cui scaturì la produzione commerciale dei filati, ma fu però Sicilia, insieme al resto del Meridione, specialmente Calabria e Puglia, che la sua lavorazione prese piede così prepotentemente in Europa, da portare l’Italia ad essere sia conosciuta che apprezzata, per la fine qualità della sua materia prima, già nel Cinquecento.

Furono poi gli statunitensi, a rubare il predominio alla Sicilia nel mercato del cotone; già con la fine del Settecento, le navi d’Oltreoceano venivano infatti ad approvvigionarsi di semi, proprio nei campi dell’Isola. L’inizio della produzione americana, l’avvento delle fibre sintetiche nei primi anni del Novecento, e i relativi costi elevati della lavorazione manuale, portarono all’inesorabile declino delle coltivazioni di ‘oro bianco di Sicilia’; negli anni Cinquanta le piantagioni, lentamente diffusesi in tutta l’Isola, divennero ben presto infatti presidio pressocché esclusivo delle sole provincie di Caltanissetta, Agrigento e Catania. Nel 1982, la superficie coltivata a cotone ammontava ad appena 2.100 ettari: una lenta agonia che ha portato questo prezioso arbusto a scomparire del tutto, negli ultimi vent’anni, dal patrimonio agricolo della Sicilia.

Autore | Enrica Bartalotta