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Fin da subito la Sicilia, per via della sua posizione centrale all’interno del bacino del Mediterraneo, si era resa disponibile a molti attacchi, incursioni, conquiste, da parte di diversi popoli. Era inoltre una terra fertile e ricca, perfetto luogo per le più svariate coltivazioni, ma anche avamposto militare e commerciale, diviso tra Oriente e Sud d’Europa. La prima incursione Araba risale per la verità già al 652, solo alcuni anni dopo la fondazione della prima marina musulmana. In quel periodo, la Sicilia divenne cruciale base strategica e residenza della corte imperiale bizantina, formatasi sotto Costante II. Gli Arabi, approfittando del sempre più crescente indebolimento dell’Impero Romano d’Oriente, si erano infatti spinti lungo la penisola Iberica, conquistando inoltre Malta e Pantelleria. La prima spedizione Musulmana della Sicilia, fu messa in atto da Abd al-Rahman al-Fihri, governatore di Ifriqiya; che con l’invasione della Sicilia si promise anche di conquistare la Sardegna. Il suo progetto però non andò a buon fine: a causa di una rivolta dei Berberi fu costretto alla ritirata nel 753.

Una volta completato il periodo di tregua messo in atto da Ibrahim ibn al-Aghlab, nuovo emiro di Ifriqiya, gli Arabi decisero di organizzare una seconda invasione della Sicilia, questa volta con successo.
Presa a pretesto la rivolta di Eufemio, tumarca della flotta bizantina in Sicilia, gli Arabi sbarcarono a Mazara del Vallo nell’827. La leggenda dice che Eufemio, innamoratosi di una suora, la costrinse a sposarlo; la donna si oppose con tutte le sue forze al matrimonio, tanto che le lamentele, giunte all’orecchio dei fratelli della giovane, raggiunsero anche l’Imperatore Michele II, che ordinò allo strategos dell’Isola, Fotino, di indagare sulla questione. Quando Eufemio, di ritorno dall’Africa, capì che sarebbe stato arrestato, salpò per Siracusa e la occupò, mentre Fotino cercò riparo a Catania. Con l’aiuto di un drappello di nobili, Eufemio si appropriò dell’intera Sikelia, resistendo agli attacchi del generale e infine, progettando la sua fuga da Catania. Ma la pacchia fu breve: un uomo noto dalle fonti arabe come “Balata” e suo cugino Michele, comandante di Palermo, denunciarono l’usurpazione del trono da parte di Eufemio, e marciarono alla volta di Siracusa, per liberarla dal dominio di Eufemio.

A questo punto, Eufemio cercò riparo presso Ifriqiya, dove chiese all’emiro un esercito che gli consentisse una nuova conquista della città, nonché il predominio sull’Isola. A capo dell’imponente guarnigione, che si diceva composta da circa diecimila fanti e settecento cavalieri, fu posto Asad ibn al-Furat.
Così il 18 giugno dell’827, le 70 navi arabe attraccarono nei pressi di Mazara del Vallo, nelle vicinanze di Capo Granitola, occupando la città di Marsala, e in seguito di Corleone. Mentre il grosso della guarnigione si occupava di assediare Siracusa, una parte si diresse verso Girgenti (Agrigento) e Palermo, che, grazie anche all’intervento di una flotta di soldati provenienti dalla Spagna musulmana, e di un comando di berberi presenti sul suolo di Sicilia, cadde nelle loro mani nell’831, e di lì a poco divenne capitale della Sicilia Islamica.
A poco a poco, tra l’838 e l’839, gli Arabi assoggettarono molte delle città della Sicilia Occidentale: nell’843 fu la volta di Messina, nell’845 di Modica, tre anni più tardi di Ragusa e infine di Enna, nell’859. L’ultimo avamposto bizantino a cadere nelle mani degli Arabi, fu Rometta, nel maggio del 965. Durante tutto il IX secolo, non solo i Normanni resistettero strenuamente agli attacchi degli Islamici, presso gli avamposti e le Cittadelle militari istituiti nelle città che più a lungo resisterono agli attacchi, ma provarono anche ad inviare truppe a sostegno, ma senza successo. Impegnati in una battaglia contro gli Abbasidi a Oriente, e contro i Saraceni di Creta, cedettero al nemico Musulmano definitivamente, il giorno della caduta di Rometta, città in provincia di Messina.

Nell’estate dell’877, il generale Giafar Ibn Muhammed si approntò alla conquista della ex capitale dell’Impero Romano d’Oriente: Siracusa. Dopo la conquista di Nicosia, Catania e Randazzo, Siracusa cadde, nel maggio dell’878, a seguito del massacro di ben 5.000 abitanti; nel 902 fu la volta di Taormina.
Sotto il controllo musulmano, l’Isola venne fortificata ulteriormente e prosperò, soprattutto dal punto di vista agricolo; si dice infatti che gli Arabi capirono subito le potenzialità del territorio di Sicilia, introducendovi e avviandovi la coltivazione della vite, degli agrumi, ma anche del pistacchio e della canna da zucchero. La sua importanza e potenza la posero in una situazione di quasi semi-dipendenza nei confronti dell’emirato di Ifriqiya. La comunità Musulmana dell’isola sopravvisse alla conquista normanna successiva, ad opera di Ruggero Bosso d’Altavilla, ed ebbe importanza e rilievo durante tutto il Medioevo, presso la corte del figlio, Ruggero II, che diede poi vita al noto stile architettonico arabo-normanno.

Autore | Enrica Bartalotta

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