C’è qualcosa di profondamente rassicurante in una crocchè. Una sensazione che profuma di casa, di fritto buono, di mani che impastano con gesti tramandati da generazioni. Non stupisce, allora, che le crocchè siciliane — quelle delizie dorate, fritte, fragranti—siano entrate nella top 10 dei piatti a base di patate più buoni del mondo, secondo la classifica internazionale pubblicata da TasteAtlas. Un risultato sorprendente per chi non conosce le potenzialità della cucina di strada siciliana. Un’ovvietà, invece, per chi ha avuto almeno una volta il privilegio di assaporarne una, magari ancora calda, stretta in un cono di carta
Un riconoscimento che parla siciliano
Tra tutti i piatti italiani a base di patate, sono le crocchè – o, come le chiamano a Palermo, i “cazzilli”—a occupare la posizione più alta. Nono posto assoluto su cento, davanti a specialità ben più elaborate e internazionali. È una vittoria che ha il sapore delle friggitorie popolari, delle feste di quartiere, dei panini con le panelle comprati al volo sul marciapiede. Ma è anche una vittoria della tradizione, quella che non ha bisogno di reinventarsi per piacere.
Le origini delle crocchè si perdono nella memoria collettiva della Sicilia occidentale. Nessuno può dire con certezza quando siano nate. Quel che è certo è che sono figlie di un modo tutto siciliano di valorizzare l’essenziale: la patata, le erbe aromatiche, un po’ di tempo, un po’ di olio. Pochi passaggi, ma eseguiti con cura.

La parola “cazzilli” è un termine dialettale, che richiama ironicamente la forma allungata di queste crocchette. Un nome schietto, come spesso accade nella cucina popolare. La loro preparazione è rimasta intatta nel tempo, protetta dalle abitudini familiari e dalla ritualità dei venditori ambulanti.
Una top 10 che parla tante lingue, ma il cuore è in Sicilia
Nella stessa classifica in cui brillano le crocchè siciliane, troviamo piatti iconici come il rösti svizzero, la poutine canadese, la tartiflette francese, le patatas bravas spagnole. Ricette che raccontano identità, territori, stagioni. Ma tra tanti sapori internazionali, la crocché emerge per la sua capacità di emozionare. Non ha bisogno di salse o presentazioni raffinate. Basta da sola. O, al massimo, accompagnata da un ricordo.
Oggi le crocchè sono uscite dalle friggitorie. Si trovano nei menù dei ristoranti, rivisitate in versione gourmet, abbinate a ingredienti ricercati. Ma la loro anima resta fedele al vicolo, alla rosticceria, al panino da strada. Il loro successo mondiale non è una moda. È il riconoscimento di una verità che ogni siciliano conosce da sempre: non serve stupire, basta restare autentici.
La ricetta originale delle crocché siciliane
Fare una buona crocchè non è difficile. Ma non è neppure banale. Servono le patate giuste – quelle farinose, a pasta gialla – che vanno lessate intere con la buccia. Poi vanno schiacciate ancora calde, mescolate con prezzemolo fresco, un pizzico di sale, un filo di pepe. C’è chi le passa nella farina, chi nel pangrattato. E poi l’olio caldo, il momento del tuffo, il sfrigolio che annuncia la croccantezza perfetta.
Ogni crocchè racconta la pazienza di chi l’ha preparata. E nel profumo che si sprigiona quando si rompe a metà, c’è tutta la ricchezza nascosta della cucina siciliana: essenziale ma generosa, semplice ma mai banale. E, se volete esaltarle ancora di più, gustatele dentro un panino, magari insieme alle panelle!
Ingredienti per circa 20 crocché
- 1 kg di patate a pasta gialla, farinose
- 1 mazzetto di prezzemolo fresco, tritato
- Sale e pepe nero q.b.
- Facoltativo: 1 uovo, 2 cucchiai di parmigiano grattugiato
- Pangrattato per la panatura
- Olio di semi per friggere
Procedimento
- Lessare le patate con la buccia in acqua salata, finché non risultano tenere.
- Ancora calde, pelarle e schiacciarle con uno schiacciapatate.
- Trasferire la purea in una ciotola capiente, aggiungere il prezzemolo tritato, un pizzico di sale e pepe. A piacere, un uovo e del parmigiano per rendere l’impasto più legato.
- Con le mani leggermente umide, formare dei bastoncini ovali, lunghi circa 5-6 cm.
- Passare le crocché nel pangrattato, senza esagerare: serve solo una leggera crosta.
- Scaldare abbondante olio in una padella e friggere poche crocché alla volta, finché non risultano dorate e croccanti.
- Scolare su carta assorbente e servire subito, calde e fragranti.
Nella versione palermitana più pura, non si aggiunge uovo all’impasto, né formaggio. Solo patate, prezzemolo, sale. E tanta esperienza nel modellarle con le mani.
