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Una beffa in mezzo al dramma. Telefonate concitate tra i responsabili dei soccorsi, pressioni politiche per far intervenire i mezzi in zone specifiche usando proprie conoscenze, zero coordinamento e il rifiuto di far intervenire l'esercito. È il drammatico quadro che sta emergendo a proposito della gestione dell'emergenza all'hotel Rigopiano che costò la vita a 29 persone. Le intercettazioni ricevute dai 23 indagati stanno facendo parecchio scalpore. Tutti i giornali, ad esempio "La Stampa", ne parlano abbondantemente.

"Ci sono evidenti contraddizioni nella ricostruzione dei fatti", spiegano i carabinieri. Il riferimento, nemmeno tanto velato, è al mancato coordinamento dell'emergenza da parte del prefetto Francesco Provolo, che "elencava tutte le operazioni effettuate dalla prefettura di Pescara già dal 16: l’apertura della sala operativa e l’insediamento del centro di coordinamento dei soccorsi e la convocazione del comitato operativo viabilità", ma che sarebbe una "circostanza già smentita nelle evidenze investigative". Il centro di coordinamento soccorsi per il maltempo che ha colpito il Pescarese è stato aperto "non prima delle 12 del 18 gennaio". Un ritardo che ha reso la situazione ingestibile.

Le telefonate intercettate sono controverse. In una conversazione il presidente della provincia Antonio Di Marco si infuria con D'Incecco: "Paolo! In questo momento c'è gente che può perire! Nell'area Vestina e in particolare sulla Maiella e a Sant'Eufemia, il compitino non è più la strada provinciale. Con il prefetto siamo rimasti che se necessario intervengo sulle comunali". A questo punto l'ingegnere lo avverte: "Se devi intervenire sulle comunali devi far venire l'esercito". Il prefetto si oppone: "Adesso noi dobbiamo fare prima le strade e le scuole, dopo aiutiamo il territorio. Fa' venire l'esercito, fa' venire gli elicotteri", si sfoga D'Incecco parlando con un consigliere provinciale, che risponde: "Il prefetto ha detto no! Con una certa nonchalance il prefetto, secondo il mio punto di vista, sta sottovalutando lo stato di emergenza". L'ingegnere comunque sarebbe stato oberato di richieste dei sindaci che volevano spalaneve e turbine.

Poi ci sono le chiamate per spingere i mezzi verso alcune zone specifiche che aumentano il caos, con mezzi inviati in zone dove non erano urgenti, fatti tornare indietro o impegnati in tratti secondari. Dagli atti sembra che la turbina che avrebbe dovuto sgombrare la via di fuga dall’Hotel sia stata mandata altrove. Nell' informativa del Noe infatti si sottolinea "come sia emerso con forza un esubero di mezzi in attività ad Atri il giorno 17", rispetto ad altri centri come Rigopiano. Ce n'è "uno messo a disposizione da Strada dei Parchi rimandato indietro".

"La gente sta morendo e voi non vi rendete conto" sbotta  in una delle intercettazioni il consigliere regionale di Forza Italia Lorenzo Sospiri, parlando con Claudio Ruffini, a quell'epoca segretario del presidente della Regione, Luciano D'Alfonso. Ruffini e D'Alfonso non sono indagati per Rigopiano, ma solo citati in queste conversazioni raccolte nell'ambito un'altra inchiesta sugli appalti della Regione. "Qui conteremo i morti per carenza di soccorsi, forse non vi state rendendo conto", ribadisce in un sms inviato sempre a Ruffini anche Giuseppina Manente, ufficio stampa della provincia di Teramo. 

Dalle intercettazioni è emersa anche un'altra telefonata tra il dirigente della protezione civile e un dipendente dell'Anas, Carmine Ricca, che fa rifermano proprio alla situazione di Rigopiano. "E insomma, mica deve arrivare a Rigopiano? Perché se dobbiamo liberare la Spa, al limite ci andiamo a fare pure il bagno", scherza l'addetto, ridendo al telefono poco più di un'ora prima che una valanga causasse la strage. Una battuta accolta con una risata anche dal suo interlocutore, Paolo D'Incecco, col quale parla della possibilità di distaccare una turbina, che ritengono stia operando nel circondario di Penne. "Cioè, ho capito che dobbiamo arrivare fin lì, però insomma è una bella tirata, lo sai meglio di me", insiste l'uomo. "Quanto tempo, oggi pomeriggio non si può fare niente?", insiste il dirigente. Ricca risponde: "Mo' penso oggi… la Madonna che c'è qua… eh… mo' penso no". D'Incecco a quel punto chiede se se ne parli per la mattina seguente e il dipendente dell'Anas conferma che "sì, almeno domattina, anche perché quello con la turbina fino a mo' ha faticato…".