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Sul finire della scorsa settimana gli incendi in Sicilia hanno messo in ginocchio diversi centri, causando danni incalcolabili. Cercare di individuare i colpevoli è una necessità, ma non è così facile. Ma il presidente di Legambiente, Gianfranco Zanna, ci ha provato, rispondendo alle domande del sito "vita.it". 

"Certamente non può trattarsi di qualche gesto scellerato. Potrebbe esserci dietro un gioco di interessi, la mano di chi vuole speculare sui territori. Sono state colpite aree protette, "inutilizzabili" per il loro valore naturalistico. Distruggendole si può immaginare che tornino a essere disponibili, magari per interventi di cementificazione. Alla base di tutto c’è comunque un problema di matrice culturale, il mancato rispetto dei beni comuni come patrimonio singolo e collettivo da tutelare.

Fermo restando che si è trattato di un'ondata di scirocco eccezionale, la Regione Siciliana si è distinta per l'ennesima volta per la sua latitanza. Sono anni, ormai, che inascoltati chiediamo vengano rispettati i tempi per la predisposizione dei servizi antincendio e che le squadre entrino in servizio nei giusti tempi. Ma evidentemente ettari di boschi in fumo, case evacuate, animali carbonizzati, e i milioni di danni non sono un buon motivo affinché la Regione si dia una mossa. E la storia si ripete puntualmente ogni anno".

Legambiente, tra l'altro, ha divulgato alcuni dati di Ecomafia 2016: nel 2015 sono cresciuti gli incendi, addirittura con un’impennata rispetto al 2014 che sfiora il 49%. Rispetto a quest’ultimo dato colpiscono soprattutto gli ettari di superficie andati in fumo, più di 37 mila, e la loro collocazione geografica: più del 56% si è concentrato nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso.