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C’è tanta Sicilia nell’intervista rilasciata da Eva Riccobono al Corriere della Sera. La supermodella, che ha compiuto quarant’anni da tre mesi, si considera “figlia dell’immigrazione”. Il padre, Giacomo, partì da Palermo per lavorare in Germania, insieme al fratello. Lì conobbero due sorelle, che sposarono.

Eva Riccobono, i ricordi a Palermo

Dalle pagine del Corsera, Eva Riccobono ricorda molti aneddoti del passato suo e della sua famiglia: “Mia madre mi raccontava che all’epoca in Germania arrivavano molti italiani, promettevano mari e monti, e poi scappavano lasciando la fidanzata tedesca incinta. Quando papà disse: ”Torno a Palermo, sistemo tutto e poi torno”, mia mamma ha pensato ”Eccone un altro””. Invece lui è davvero tornato, l’ha sposata e hanno fatto altri quattro figli“.

Uno dei figli, Nicola, è scomparso tragicamente: “Mio fratello Nicola, il maggiore, è morto a 19 anni in un incidente in moto. Quando perdi un figlio le famiglie si spezzano, invece, i miei hanno trovato un nuovo equilibrio. Ho riflettuto su questa perdita e ho capito che la morte di Nicola ha avuto su noi sorelle conseguenze diverse. Io sono stata la figlia ”coprilutto”: ero la piccola, sentivo il dovere di rendere la vita più lieve a tutti. Io e Nicola eravamo i tedeschi della famiglia, biondi, con gli occhi chiari, anche caratterialmente simili”, racconta Riccobono.

“Mio padre, verace con la “e” apertissima”

Molti dei ricordi della supermodella la riportano in Sicilia: “Un siparietto di casa mia a Palermo? Mio padre, verace, che con la ”e” apertissima chiama mia madre, elegante come un cigno: ”Elisabèèètta scendi giù a prendere l’olio””. E lei: ”Giacomo, per favore, puoi non urlare…””. Mio padre aveva il calore tipico dell’uomo siciliano. A volte chiedeva a noi figlie di fare la traduzione alla mamma delle sue battute piccanti. E lei: ”Meglio di no, non so se avremmo avuto una relazione lunga se avessi capito quello che diceva””.

Eva Riccobono ha esordito nel mondo della da moda giovanissima: “Come sono stata scoperta? Ero fidanzata con un ragazzo che lavorava in una società di produzione. Un giorno sono andata a trovarlo a casa della famiglia Florio, dove stavano scattando per Vogue. Me ne stavo sul divano come una piunca e mi hanno detto che volevano farmi una foto. Piunca vuol dire pesce lesso, in palermitano. Ero infastidita da quella attenzione: ho fatto uno sguardo del genere ”Ma cosa vuoi da me”. Una cosa bella del mio lavoro? Finalmente il mio essere alta, magra e piatta non era più un problema. Da piccola mi chiamavano quattro ossa incatenate o Pianura Padana. Sono fiera di non essermi rifatta il seno”.

E, ancora, la modella ha raccontato: “A Palermo quando ci si prende la rivincita si dice mi sono mangiato una fetta di carne. Ecco, mi sono mangiata molte fette di carne. Quando mi arrabbio parlo in palermitano? No, ma si aprono tutte le ‘e’. Un detto siciliano che mi piace? Cchiù longa è a pinsata, cchiù grossa è a minchiata: più ci pensi più rischi di sbagliare. Lo diceva anche Fiorello quando facemmo una gag a Stasera pago io”.

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