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La testimonianza di un ex hostess Ryanair non è esattamente lusinghiera per l'azienda. "Con Ryanair la qualità della vita è un optional e nell'analisi costi-benefici sono maggiori, e pesanti, i primi", dice a "La Nuova Sardegna" la 35enne Chiara Floris, di Paulilatino, in provincia di Oristano. La giovane, dopo la maturità classica, si è laureata in lingue e per 6 anni ha lavorato per l'azienda irlandese. Stipendio medio 1.300 euro al mese "senza tredicesima e con venti giorni di ferie all'anno". Oggi si sente una "rimpatriata". Sul quotidiano si legge: 

Incassa un assegno di disoccupazione di 455 euro e spiega: «Ho solo il 30% dello stipendio perché per il nostro ministero del lavoro io ero irlandese, all'Inps italiana non risultava un solo giorno di occupazione ed è stata quella di Dublino che ha dovuto certificare le mie prestazioni. Ogni lavoratore paga le tasse in Irlanda perché sono pari all'8%. L'indotto che Ryanair lascia in Italia è davvero poca cosa. Alla fine ti fanno il conguaglio fra le tasse pagate in Irlanda e quelle che devi versare in Italia. Una volta ho versato poco più di 1.000 euro». Il sindacato? «Non esiste proprio. Io ho visto molti contratti di colleghi dove era scritto chiaro e tondo che non dovevi essere iscritto ad alcuna organizzazione sindacale. I più, pur di guadagnare qualcosa, ingoiano, ma tanti diritti sono calpestati».

Ed ecco il ritorno a casa da mamma Antonietta insegnante e papà Bruno medico, dal fratello Paolo attore e dalla sorella Bianca che segue uno stage a Vienna. «Ho capito che a 35 anni non avrei avuto alcun avanzamento di carriera. E ho deciso di lasciare. Turni di lavoro massacranti, reperibilità non retribuita. Insomma, e senza pretendere la luna: più disagi che comfort. Allora è meglio tornare a casa: fatto il master tra le nuvole ho optato per un back tra i basalti e i portali aragonesi». Lasciata Ryanair, Chiara si sta organizzando. Per ora aiuta una zia nel bed&breakfast 'I gerani rossi' con un grande sogno che sta per realizzarsi: gestire un albergo diffuso nel centro storico del paese del Pozzo di Santa Cristina. 

Adesso, dice la ragazza, "ho optato per una scelta di cuore, penso di guadagnare molto più di quanto succedeva con Ryanair ma, soprattutto, concorro allo sviluppo locale, alla valorizzazione delle bellezze naturali e archeologiche del mio paese". Chiara assicura di non avere il dente avvelenato con Ryanair: "Sapevo quale contratto avevo firmato. Ho solo deciso di smettere. Ma in questi anni ho conosciuto tante persone, gli assistenti di volo sono 7.000 in tutto il mondo, ho imparato quanto è importante il sorriso stando a contatto con il pubblico. Ma, pur dicendo grazie a Ryanair, posso dire che preferisco lavorare nel mio paese e per il paese".