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Facebook potrebbe pagarci per i contenuti che decidiamo di pubblicare. Stando a un sondaggio apparso online e all’indiscrezione pubblicata da "The Verge", il social più diffuso al mondo potrebbe presto inserire dei meccanismi per farci guadagnare denaro con i post. Le vie offerte sono diverse. Il documento parte con una semplice domanda: "Considerando le seguenti opzioni per promuovere una causa o guadagnare denaro sfruttando la tua presenza online, a quale sei interessato?", per poi passare ai modi con cui guadagnare.

Il primo è la "tip jar", un barattolo virtuale dove i fan possono versare denaro come accade nei bar; poi il "Branded Content" con cui "ricevere denaro quando posti per dei marchi con cui hai un accordo di sponsorizzazione". Lo "Sponsor marketplace" è il mercato virtuale dove incontrare i pubblicitari per farti sponsorizzare mentre la donazione consente a chi ci segue di donare denaro a un ente benefico consigliato da noi. Ma non è finita qui: Facebook  prevede anche un "Call to action botton" da inserire nei post, un pulsante che spinga ad acquistare i biglietti di un evento o a iscriversi a un servizio, mentre il "Revenue sharing" permette di ricevere una parte degli introiti pubblicitari guadagnati dai nostri post.

Insomma, si preannuncia una rivoluzione. Al momento Facebook non permette ai privati di fare soldi con ciò che postano. I marchi possono già pubblicare contenuti sponsorizzati all'interno delle loro pagine verificate e gli editori inserire pubblicità all'interno dei loro "Instant Articles", gli articoli che possono essere letti senza lasciare l’app, e, se sarà confermato, il nuovo programma offrirà parecchie opportunità in più alle celebrità online. Del resto YouTube ha basato il suo successo sulla condivisione dei guadagni con gli utenti: fin dal 2007 gli YouTuber possono incassare denaro in base alle visualizzazioni dei propri video, chiedendo direttamente una partnership al sito e portando in dote l'alto numero di iscritti al canale oppure affidarsi a dei network che agiscono proprio come degli agenti dello spettacolo. In entrambi i casi YouTube versa parte degli introiti ricevuti dagli sponsor ai videomaker.