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Federico II, vita e pensiero politico dell’imperatore chiamato Stupor Mundi

Federico II, vita e imprese dell’imperatore noto come “stupor mundi“. Personalità poliedrica e affascinante, ha polarizzato l’attenzione degli storici e del popolo, creando intorno a sé una lunga serie di miti e leggende popolari. Tutto quello che c’è da sapere: cosa ha fatto, come ha organizzato il Regno di Sicilia, perché si chiama “stupor mundi”.

Federico II

La sua figura è indubbiamente una delle più affascinanti della storia del Medioevo. Il suo carisma suscita sentimenti contrastanti, tra astio e celebrazioni. Sapeva parlare sei lingue, cioè latino, siciliano, tedesco, greco, arabo e francese. Era un cultore delle arti e della poesia. Fu promotore di ideali di pace e di tolleranza e si ricorda come  ultimo imperatore che tentò di costruire un impero universale, che riunisse i domini dell’Europa occidentale.

Federico II è chiamato Stupor Mundi per la sua grandissima curiosità intellettuale, che lo portò allo studio della filosofia, dell’astrologia, della matematica  della medicina e delle scienze naturali. Da un punto di vista politico, portò avanti un ambizioso progetto capace di attrarre forti critiche, al punto che molti videro in lui una incarnazione dell’Anticristo.

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La storia

Federico nacque il 26 dicembre del 1194 da Enrico VI (figlio di Federico Barbarossa) e da Costanza d’Altavilla, figlia di Ruggero II di Sicilia  e zia di Guglielmo II. Era destinato a unire le sorti dell’impero a quelle del regno normanno nel Sud dell’Italia. Rimase orfano del padre a soli quattro anni e venne posto sotto la tutela di Papa Innocenzo III, che lo educò con l’ambizione di farne, un giorno, un fedele alleato della Chiesa.

Diventato maggiorenne, Federico venne incoronato re di Sicilia nel 1210. Partì per la Germania per rivendicare la corona tedesca nel 1212, dopo aver rassicurato Innocenzo III in merito al fatto che non avrebbe riunito il regno normanno con il resto dell’impero. Una volta ottenuto il titolo di re di Germania nel 1215, tornò in Italia. Qui il nuovo Papa Onorio III lo nominò imperatore, dopo la promessa che avrebbe presto condotto una crociata in Terra Santa.

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Federico II imperatore

Dopo essere diventato imperatore, Federico II volle dotare il Regno di Sicilia di un assetto amministrativo moderno, in cui il potere fosse accentrato nelle sue mani. Adottò quindi le seguenti misure:

  • Ridusse il potere e l’autonomia del clero, delle minoranze arabe e delle città.
  • Organizzò un forte esercito mercenario, composto in maggioranza da saraceni: in questo modo si sarebbe liberato dai vincoli feudali con i suoi vassalli.
  • Istituì efficienti uffici per l’amministrazione del regno, con funzionari preparati.
  • Aumentò la tassazione per sostenere l’esercito e la macchina burocratica in costruzione.

Si fece, inoltre, promotore di importanti iniziative culturali. Aveva grande interesse per il sapere e fu autore di un trattato sulla caccia con il falcone. Nel 1224 fondò l’Università di Napoli, al fine di formare una classe di burocrati per l’amministrazione del Regno. Qui si insegnavano principalmente le scienze giuridiche. A Salerno, invece, Federico II promosse nel 1231 la scuola di Medicina: per la prima volta in Europa, qui istituì la cattedra di anatomia.

La corte di Federico II era ricca personalità sapienti, provenienti dal mondo cristiano, da quello arabo e da quello ebraico. La città di Palermo divenne crocevia di civiltà differenti. Sempre sulla scia del suo grande amore per la cultura e le lettere, diede impulso alla formazione della prima scuola letteraria in Italia: la Scuola Poetica Siciliana.

La crociata

Aveva nel frattempo rimandato più l’organizzazione della crociata, per dedicarsi all’organizzazione del Regno di Sicilia. Per questo motivo e anche per l’ammirazione che provava per la civiltà araba, il nuovo Papa Gregorio IX lo scomunicò. Colpito dalla scomunica, Federico II decise di indire la crociata e partì per la Terra Santa nel 1228.

Si trattò di una crociata atipica, perché l’imperatore cercò di ottenere il dominio dei luoghi attraverso la diplomazia e non con le armi. Sottoscrisse, ancora prima dell’arrivo in Terra Santa, una pace decennale con il sultano d’Egitto Al-Kamil, che prevedeva la cessione da parte di quest’ultimo della città di Gerusalemme e la garanzia di non ostacolare i pellegrinaggi dei cristiani in Palestina.

Federico II entrò nella città santa nel 1229, senza spargere sangue, e venne incoronato Re di Gerusalemme. Questo risultato straordinario, però, non piacque al Papa. Per il pontefice, infatti, era un’empietà l’accordo con gli infedeli, quindi inviò l’esercito pontificio contro il Regno di Sicilia. Tornato nel Sud Italia nel 1230, Federico II sconfisse le truppe papali e costrinse Gregorio IX a ritirare la scomunica e firmare la pace di San Germano.

Federico II e il Regno di Sicilia

Una volta risolto, almeno momentaneamente, il contrasto con il papato, si dedicò alla trasformazione del Regno di Sicilia in uno stato centralizzato, unitario e moderno. Un’opera, questa, che aveva avviato prima di partire per la Terra Santa. Nel 1231 la promulgazione del Liber Augustalis (un codice di leggi chiamato in seguito “Costituzione di Melfi”) rappresenta il compimento del progetto politico.

Attraverso queste leggi, Federico affermò la superiorità dell’autorità regia rispetto ai baroni, ai comuni e anche alla Chiesa. Eliminò ogni residuò di particolarismo feudale e dotò il regno di una legislazione unificata. Costitui per ogni circoscrizione un tribunale, presieduto da un funzionario regio.

Nel disegno politico di Federico II, la riorganizzazione del Regno di Sicilia era un primo tassello per la costruzione di un impero universale. Questo regno, unendosi ai territori dell’Italia settentrionale e della Germania controllati dalla corona imperiale, ne sarebbe stato fulcro e modello.

I contrasti con l’Italia settentrionale

Nell’Italia settentrionale, però, i comuni erano realtà politiche ed economiche rilevanti e non volevano rinunciare alla loro autonomia: quando Federico II cercò di imporre sua autorità, i comuni dell’Italia del Nord si coalizzarono in una Lega, sconfitta dalle truppe imperiali nel 1237, nella battaglia di Cortenuova.

I comuni più forti, come Milano e Brescia, continuarono a contrastare l’imperatore, grazie anche all’appoggio offerto loro da Papa Gregorio IX, preoccupato dalla prospettiva di vedere lo Stato della Chiesa schiacciato dai domini imperiali. Si inasprì così il contrasto tra il papato e Federico II, che divenne più intenso con il successivo pontefice, Innocenzo IV.

Papa Innocenzo IV scomunicò Federico II e convocò nel 1245 un concilio a Lione in cui dichiarò deposto l’imperatore e sciolse i suoi sudditi da ogni obbligo di obbedienza nei suoi confronti. Questa mossa compromise l’autorità di Federico. I grandi feudatari tedeschi si ribellarono e nominarono un nuovo sovrano. Nel frattempo i comuni del Nord Italia ottennero due vittorie contro le truppe di Federico nel 1248 e nel 1249.

Morte di Federico II

La morte colpì improvvisamente Federico II. Prima che potesse reagire al naufragio del suo progetto politico, morì il 13 dicembre del 1250 a Castel Fiorentino, in Puglia. Insieme a lui si spense anche l’idea di dare vita a un impero universale che raccogliesse eredità dell’impero romano di quello di Carlo Magno.

La salma di Federico II fu sommariamente imbalsamata. I funerali si svolsero a Foggia e, per sua espressa volontà, il cuore venne deposto in un’urna collocata nella cattedrale della città pugliese. Fu poi trasportato a Palermo, per essere tumulato nella Cattedrale del capoluogo, entro il sepolcro di porfido rosso antico, come voleva la tradizione normanno-sveva, accanto alla madre Costanza, al padre Enrico VI e al nonno Ruggero II.

Redazione