PALERMO – Circa un centinaio tra carabinieri del Nucleo investigativo di Trapani e del Raggruppamento operativo speciale e della Dia hanno eseguito nel corso della notte 12 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip di Palermo su richiesta della Dda.

Gli arrestati devono rispondere di associazione mafiosa, estorsione, favoreggiamento e fittizia intestazione di beni, tutti aggravati da modalità mafiose. L'operazione nasce da un'inchiesta avviata nel 2014 su esponenti delle famiglie di Vita e Salemi, ritenuti favoreggiatori del capomafia latitante Matteo Messina Denaro.

Le indagini, coordinate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall'aggiunto Paolo Guido, hanno consentito di individuare i capi dei due clan e di scoprire gregari ed estorsori delle cosche. Gli arrestati, servendosi anche di professionisti nel settore di consulenze agricole e immobiliari, sarebbero riusciti attraverso società di fatto riconducibili all'organizzazione mafiosa ma fittiziamente intestate a terzi a realizzare notevoli investimenti in colture innovative per la produzione di legname e in attività di ristorazione.

Parte del denaro derivante dagli investimenti delle cosche trapanesi di Vita e Salemi, oggi azzerate dai carabinieri e dalla Dia, sarebbe stata destinata al mantenimento di Matteo Messina Denaro. In particolare, i due clan avrebbero realizzato ingenti guadagni investendo nel settore delle agricolture innovative e della ristorazione. I carabinieri, nel corso dell'operazione, hanno sequestrato tre complessi aziendali, comprensivi degli immobili e dei macchinari, fittiziamente intestati a terzi ma ritenuti strumento per il business dell'organizzazione criminale.

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