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Nella zona orientale della Sicilia, tra le provincie di Catania, Siracusa e Messina, esistono diverse grotte e spelonche del complesso rupestre siciliano. Di interesse antropologico ma soprattutto scientifico, alcune di queste sono anche visitabili, tramite percorsi turistici adatti anche ai meno esperti.

Presso il comune di Mineo è infatti possibile incappare nella Grotta di Sant’Agrippina, denominata anche di Drafone o di Làmia.
Nella parte al Nord di Colle Mineo, parte della giurisdizione della provincia di Catania, troviamo un vallone di raccordo tra la piana Iblea e la Sicilia continentale; qui sorgono le grotte, dalla storia, e dal nome, articolato. Questa dimora fortificata del XIII secolo, viene infatti denominata anche del Drafone, per via dei boschi d’alloro poco distanti. Successivamente venne poi adattata al culto di Santa Agrippina, oggi Patrona di Mineo, e da lì prese nome Cristiano.

Un complesso architettonico adibito a fortificazione dunque, che nel XIII secolo appunto, apparteneva alla famiglia dei Làmia, da cui il suo terzo nome.
Scavata nella parte culminante di uno sperone arenario, questo complesso rupestre conserva ancora il portale, segno evidente della cultura due-trecentesca, di cui si trovano testimonianze anche nell’area presso Siracusa.

Presso il complesso dell’Etna, sorge la Grotta delle Palombe. Una cavità di origine vulcanica formatasi all’interno dei Monti Rossi, a seguito dell’eruzione etnea del 1669. Una gola creata dal passaggio del magma incandescente, che è visitabile solo da speleologi esperti. Il percorso, è infatti costituito da pozzi profondi, fratture, salti e pendii ripidi che sono i corridoi di accesso alle numerose camere, più o meno grandi, costruite a seguito del passaggio del fiume di fuoco.

La cavità viene oggi utilizzata per misurare l’attività sismica della zona. Una curiosità: a 120 m di profondità, si può scorgere ancora la lapide fissata da Mario Gemmellaro nel 1823. La pietra reca un’iscrizione che attesta l’arrivo del naturalista e geologo in quella cavità, in qualità di primo scopritore.

Sempre del complesso dell’Etna, fa parte la Grotta del Gelo, ubicata a 2.030 metri di altitudine, nell’area del comune di Randazzo. Oggi meta di appassionati speleologi, scienziati e turisti, questa spelonca a forma di cono, veniva una volta utilizzata dai pastori per far abbeverare le proprie greggi. La sua unica particolarità è già inscritta nel nome: in questa grotta infatti la temperatura rimane costantemente al di sotto dello zero, per tutto l’anno; al suo interno è dunque possibile trovare pavimenti ghiacciati e gruppi di ghiaccioli, anche in estate: sono presenti infatti delle formazioni di ghiaccio perenne.

La grotta è una galleria di scorrimento, originata cioè dal raffreddamento di una colata lavica, conseguenza dell’eruzione del 1614, eruzione che si protrasse per oltre dieci anni. La grotta è visitabile attraverso percorsi a piedi, anche per turisti, e visite guidate. Il più semplice parte dalla ‘strada mare-neve’ dell’Etna, presso Linguaglossa. Si tratta di un tracciato di 10 km con pendenza media di 5,5%.

In provincia di Messina, nel territorio di Alcara li Fusi, troviamo invece la Grotta del Lauro, nata sulla parte occidentale del massiccio roccioso che costituisce le Rocche del Crasto. Tramite un ampio ingresso, distante dal suolo di parecchi metri, si accede in una prima caverna con una volta altissima costellata da curiose stalattiti; da questa, si arriva presso una grandissima seconda caverna, anch’essa ricca di suggestive stalagmiti, da cui infine si dipartono dei cunicoli che conducono a numerose stanze, collocate a notevole profondità.

Oltre alle formazioni stalattitiche e stalagmitiche, questa grotta è anche conosciuta dal punto di vista botanico, per la presenza di due specie endemiche, uniche nel loro genere, e legate solo all’ambiente della grotta.

Presso l’Isola di Capo Passero, sotto la giurisdizione della Provincia di Siracusa, si trovano diverse grotte e scogli marini; quella più conosciuta si trova a Oriente, dove la costa inizia ad innalzarsi. Il complesso, è stato formato dall’erosione dell’acqua salina nel corso dei secoli. Viene denominato ‘del Polipo’, e all’interno delle sue pareti è possibile assistere a uno suggestivo gioco di luci generato dai riflessi del sole sul mare.

Presso l’altipiano ibleo che fa capo alla provincia di Siracusa, troviamo la riserva naturale integrale Grotta Monello, un complesso naturale, scoperto casualmente nel ’58, formatosi dallo sfaldamento delle rocce carsiche a contatto con le falde freatiche del luogo.

La grotta ha uno sviluppo lineare complessivo di 540 m ed è notevole per la ricchezza e la varietà di strutture stalattitiche e stalagmitiche. Tutt’intorno, la riserva protegge e racchiude specie endemiche, di flora e fauna, uniche nel suo genere, come il lentisco e il mirto; mentre per quanto riguarda la fauna, anche la Grotta del Monello rientra nel patrimonio faunistico “cave iblee” che annovera soprattutto diverse specie di uccelli rare e rettili, nonché mammiferi. Tra i tanti ricordiamo il corvo imperiale, il gheppio, la martora, l’istrice e la testuggine di Hermann. Nella grotta si trova anche, a piccoli gruppi, il pipistrello ferro di cavallo maggiore.

Del complesso roccioso fa parte anche la Grotta del Conzo, denominata in passato Grotta Perciata, in cui vennero ritrovati, solo qualche anno prima, reperti risalenti al periodo compreso tra il Neolitico Superiore e la prima Età del Bronzo, fino a ritrovati della Tarda Antichità. Alcuni resti furono anche fatti risalire all’Età del Rame, che lo studioso Santo Tiné denominò come ‘Stile del Conzo’. Reperti dello ‘Stile del Conzo’ vennero ritrovati anche nella Grotta Monello.

Situata nella piccola frazione marinara di Marzamemi, si trova invece Grotta di Calafarina, all’estrema punta meridionale dell’Isola. Lunga poco più di 100 m e con un dislivello di circa 20, si ritiene risalga al periodo del Mesolitico; ritrovamenti archeologici a testimonianza di una presenza umana, sono stati infatti risalire a quel Tempo.

Molti i resti della prima Età del Bronzo, scoperti dall’archeologo Paolo Orsi, ma si pensa che ancora molto sia da scoprire, come testimonia la sua formazione carsica. Poco distanti si trovano la Grotta Corruggi e la Grotta del Pero. L’area è di proprietà privata, ma è recentemente passata al demanio della Soprintendenza di Siracusa.

Sempre nei dintorni di Siracusa, si trova una grotta artificiale scavata nel calcare dell’antica cava di pietra, situata nei pressi del Teatro Greco, il cosiddetto Orecchio di Dionisio (o Dionigi). Il nome deriva dalla sua conformazione a ‘S’ che si estende in profondità per 65 metri, che ispirò il pittore seicentesco Michelangelo Merisi (il Caravaggio), a seguito di una sua visita nel 1608. La leggenda vuole infatti che il tiranno Dionisio fece scavare una grotta per rinchiudere i prigionieri, e che, appostandosi all’interno di una cavità superiore, ascoltasse i loro discorsi.

La particolare conformazione in cui è stata modellata la roccia dell’Orecchio, è infatti in grado di amplificare i suoni di ben 16 volte; per questo c’è chi pensa abbia favorito la particolare acustica del Teatro Greco. Sempre del complesso della Latomia del Paradiso, fa inoltre parte la Grotta dei Cordari, scavata dall’uomo in epoca remota, è costituita da una struttura particolare fatta di strati e pilastri perfettamente lisci e regolari, come fossero incisioni nel legno.

La Grotta del Ventaglio è una grotta carsica situata nelle competenze della Provincia di Siracusa. Ricca di formazioni stalattitiche e stalagmitiche, essa è caratterizzata da una sala di circa 30 x 12, ove sono presenti, oltre al ‘ventaglio’, stalattiti di dimensioni superiori ai 2 metri di colore bianco, rosa e rossastro.

Il ventaglio, che dà il nome alla grotta, è una grossa stalattite sottile e trasparente, posta quasi al centro della cavità, e scoperta per caso nel 1987, durante i lavori di scavo per la posa dei tubi delle fognature. La cavità non è di grandi dimensioni, ma dietro la sala principale è posta una serie di cunicoli che fanno pensare ad un reticolato sotterraneo lungo possibilmente decine di metri, e collegato ad altre cavità del Siracusano, quali le Grotte del Monello. All’interno della cavità sono presenti anche delle falde d’alabastro, mentre sul retro, nel pressi dei cunicoli, è presente un laghetto.

Foto – Grotta dei Lamponi – Etna – di Giovanni Basso