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Giampaolo Matrone, uno dei sopravvissuti della tragedia dell'hotel Rigopiano, rimase per 62 ore sepolto sotto metri di neve e macerie. Aveva un braccio e una gamba incastrati prima che i soccorritori riuscissero a estrarlo nel pieno del dramma che uccise sua moglie. A distanza di 9 mesi, l’uomo ha voluto dire la sua ai microfoni di "TgCom": "Cosa mi hanno tirato fuori a fare da sotto le macerie per poi abbandonarmi, a livello di istituzioni, abbandonarmi così con una bambina, una mano e una gamba fuori uso".

Era il 18 gennaio 2017. A causa di una valanga che si abbatté sulla struttura alberghiera radendola al suolo, morirono 29 persone e ne sopravvissero solo 9. Giampaolo è rimasto da solo, con la figlia Gaia di appena 6 anni. A seguito delle ferite riportate, Giampaolo è stato costretto a numerose sedute di fisioterapia e ora, a seguito dell’ultimo controllo dell'Asl, il prosieguo delle cure potrebbe essergli negato.

Giampaolo accusa lo Stato, che a suo dire lo ha dimenticato. E come lui altre persone: "Ci sono 29 vittime che aspettano giustizia. Qui ancora non si sa nulla". Matrone ricorda i momenti precedenti alla valanga che ha distrutto l’hotel: "Io volevo andare via da quell’albergo e invece ci hanno tenuti lì ad aspettare la morte. Questo abbiamo fatto, abbiamo aspettato la morte".