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1017233_10151860999089505_1499524456_nLa nostra Sicilia non ha mai brillato per l’abbondanza dell’acqua, ma fino ad una sessantina di anni fa (ed anche meno),nei piccoli centri mancavano ancora le tubature che portassero l’acqua in casa e tutto l’approvvigionamento idrico del paese era legato a qualche “cannolu”(fontanella) e qualche “abbrivatura” (abbeveratoio), per cui la maggior parte delle persone provvedeva personalmente a procacciarsi l’acqua indispensabile per la sua famiglia.
Le donne, andavano “all’acqua”  con delle grandi  “lanceddri”( anfore in terracotta grezza) che tra l’altro, avevano il pregio di mantenere  l’acqua bella fresca. Le ragazze e le giovani signore portavano la “lanceddra” sul capo, poggiata su una specie di turbante di stoffa ed incedevano con le mani sui fianchi e la testa alta con un’andatura degna di una modella. Gli uomini che possedevano un asino o un mulo andavano “all’acqua” con “li varlira”(barili di doghe in legno) che venivano appesi ai lati della “vardeddra”(sella da lavoro munita di appositi supporti in legno ) e, mentre chi aveva una “lanceddra” la riempiva direttamente sotto il rubinetto, i “varlira” venivano spesso riempiti con un tubo di gomma senza bisogno di scaricarli dalla bestia che li portava.
Le famiglie più abbienti e quelli che per qualche ragione non potevano approvvigionarsi personalmente, compravano l’acqua da un “acqualoru", che arrivava con la sua bestia, la fermava davanti alla porta, scaricava i “varliri”uno per volta, li saliva in casa e li versava dentro una “giarra”( anfora molto grande), i padroni di casa pagavano e l’acqualoru ricaricava i barili vuoti sul suo animale e ripartiva per fare un altro “viaggiu".
Quando io ero ancora molto piccola queste scene si ripetevano ancora ed io ricordo il gorgoglio caratteristico dell’acqua che fuoriusciva dal “varliri” e scendeva nella “giarra”.
 Nella piazza vicino a casa nostra c’era un “cannolu” e quindi nella mia strada era un continuo andirivieni di gente che andava ”all’acqua”.
Ricordo in modo particolare una signora, madre di  cinque figlie femmine, che abitava in un pianterreno della mia strada ed , essendo stata abbandonata dal marito, si era organizzata con una “curriola”(carriola in legno) ed un “varliri” e  guadagnava da vivere per sé e la sua famiglia vendendo acqua ai vicini.