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“Preview” concerto al Jolly di Palermo

 

In linea con il percorso del gruppo multiculturale, il nuovo Cd propone sonorità e testi che scavano dentro l’uomo per alimentare la sorgente della pace universale…

Un atto di amore verso la Sicilia, verso Palermo che ne è la capitale e verso i siciliani che sempre accolgono calorosamente questo gruppo che, per strade convergenti, da oltre 20 anni propone una world music senza barriere mentali e senza confini.

L’occasione è data da Roberto Bellavia e Aura Lopes della Promoart di Palermo che hanno coinvolto nel loro impegno sociale i Radiodervish, peraltro molto sensibili a queste tematiche.

Il trio “storico” formato da Alessandro Pipino, Michele Lobaccaro e Nabil Salameh forma un nucleo culturale che riesce a spaziare lungo tutto il mediterraneo. Grande professionalità e grande libera passione hanno caratterizzato tutto il loro percorso. La loro “barca” ha sempre solcato il mare della libertà e non ha mai sfiorato strade commerciali, comode autostrade dell’opportunismo culturale, ma ha sempre seguito quel “pathos” che è dentro di noi. Quell’anima che a volte teniamo nascosta, teniamo a bada diventa per i Radiodervish il loro vessillo, la loro meta.

Sul palco, come sempre del resto, sono riusciti a creare un’atmosfera familiare di condivisione portando “in acustico” diversi pezzi storici quali “Erevan”, “Centro del mundo”, “L’esigenza”, la delicatezza perpetua dei versi di Gramsci dal carcere in “Rosa di Turi”, tutti pezzi cantati dall’intera platea in una festa durata oltre due ore.

Alessandro Pipino, da grande musicista e arrangiatore, passa da sonorità elettroniche e sintesi vocali alla fisarmonica e all’umile diamonica tirando fuori architetture sonore impareggiabili e sonorità ora ancestrali e dimenticate ora futuribili e inascoltate. Michele Lobaccaro porta sulla scena il suo bagaglio interiorizzato del compositore quell’anima pulsante che spinge fuori il sentimento. Riesce a far parlare il basso e la chitarra come pochi e il teatro palermitano sottolinea tale “innamorato afflato” con lunghi applausi. Nabil è la voce. Unica. Le sue corde vocali sono lunghissime. Abbracciano tutto il mediterraneo. Ha il dono di fondere in un unico suono le varie lingue che utilizza con disinvoltura. Il suo napoletano in “Tu si ‘na cosa grande” di Modugno è struggente e allo stesso tempo “vero” e reale.

L’anteprima del nuovo album ci regala quattro pezzi che si presentano, già al primo ascolto, carichi di emozione. L’ironia del palestinese che attorno ad una tazza di caffè che esprime tutta la tragedia di un popolo che deve subire l’umiliazione quotidiana senza fine viene snodata in una ballata amara e melodica. “El sangre e il sal” è il titolo di un pezzo eccezionale che utilizza una lingua scomparsa: il “Sabir”. Radiodervish sono anche questo. E la lingua “franca” la “lingua del mare” parlata nei porti del mediterraneo fino alla fine del 1800, diventa verso, musica del prossimo cd che esce a giugno. Un appuntamento con la cultura musicale mediterranea da segnare sul nostro calendario personale. Con pennarello indelebile…

 

Gero La Vecchia