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Cos’é che rende un’opera d’arte iconica? É la domanda che si sono posti Antonio Mineo e Marco Delia, in arte Picchiarello, giovani trentenni palermitani che dal 2020 realizzano opere d’arte che si collocano a metà tra la scultura e il dipinto, e alla quale hanno provato a rispondere con ‘iPop’, la nuova mostra d’arte contemporanea a cura di Riccardo Semrov  si trova all’interno del MEC Museum di Palermo.

‘iPop’, i pixel diventano opere d’arte

Esposti fino al 4 ottobre coloratissimi mosaici creati con cubetti di legno intagliati e dipinti a mano, che messi insieme riproducono opere celebri destrutturate, così da coinvolgere appieno e in maniera attiva lo spettatore che dall’immagine frammentata la ricostruisce nella sua interezza. Tredici opere che reinterpretano in chiave pop i capolavori del passato. Da Frida Kahlo alla Mona Lisa, alla Marilyn di Andy Warhol alla Notte stellata di Van Gogh e al suo autoritratto passando per il celeberrimo dipinto di Vermeer La Ragazza col turbante meglio nota al grande pubblico come La ragazza con l’orecchino di perla, alla Ragazza Afghana fotografata da Steve Mc Curry, finendo con Toy Story e il ritratto di Steve Jobs.

 

Una mostra che come si evince dal titolo coniuga arte e musica spiega Antonio Mineo: “Il nome iPop é un gioco di rimandi sia al mondo dell’arte che al mondo della musica, all’ipod in particolare, in quanto la ‘d’ capovolta diventa una ‘p’. In ogni opera c’è un tassello, un cubetto di legno che non é incollato appositamente. Abbiamo lasciato lo spazio per inserire l’ipod shuffle, quello piccolino, colorato e quadrato, che completa l’opera. In questo modo abbiamo creato questo collegamento tra i due mondi”.

Cosa e la Pixel Art

I due palermitani appassionati di arte contemporanea e musica (da cui prendono in prestito alcuni concetti per poi riversarli e combinarli nelle loro opere) con Picchiarello uniscono l’influenza artistica di Marcel Duchamp che sosteneva che “E’ l’osservatore che completa l’opera” (i loro quadri infatti richiedono il coinvolgimento attivo dello spettatore) al mondo della musica; rifacendosi al processo di trasformazione di una traccia audio analogica ad una in formato digitale compresso (mp3), che consiste sostanzialmente nell’eliminazione dalla traccia originale di alcune note, continuando a “tagliare” fino al punto limite entro il quale la canzone originale sia ancora perfettamente riconoscibile. Intuendo dunque il parallelismo di tale concetto con quello della Pixel Art (dove l’immagine originale viene frammentata senza però rinunciare alla sua riconoscibilità) decidono di utilizzare tale tecnica, scegliendo per la realizzazione un medium originale e inusuale, ancora una volta ispirati dalla musica, ovvero un pannello acustico in legno, per un risultato finale che si colloca metà tra il dipinto e la scultura.

 Destrutturare le immagini per ricrearle nella mente

Ed ecco il tentativo di rispondere alla domanda iniziale: non è forse l’immediata riconoscibilità di un’opera a renderla iconica? E cosa accadrebbe se si provasse a destrutturare l’immagine di un’opera celebre? La sua cristallizzazione nell’immaginario collettivo sarebbe sufficiente da permettere allo sguardo dell’osservatore di ricrearla a partire da informazioni visive frammentarie?  A giudicare dal risultato sembrerebbe proprio di si.

Come visitare la mostra

La mostra é visitabile gratuitamente previa prenotazione dal lunedì al sabato dalle 19.30 alle 22.00 chiamando lo 091 9891901 – +39 347 7532005 o mandando una mail a info@mecmuseum.it

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