“La Compagnia del Tempo Relativo”, martedì 20 settembre prossimo alle ore 20,30 al Teatro Sociale di Canicattì rappresenterà la pièce “Siciliani”, con la sceneggiatura e la regia di Lella Falzone e Angelo Lo Verme, e con il contributo alla regia di Angelo Castellano e quello per la sceneggiatura di Virginia Ferrara, Antonio Guagliano e Dalila Ricotta. Alcuni brani inoltre sono tratti: da “Parole d’onore” di Attilio Bolzoni, dal film “I cento passi” di Marco Tullio Giordana e dal “Diario” di Rita Atria.
Lo spettacolo è realizzato nell’ambito della “Settimana della Legalità”, importante evento ogni anno patrocinato dal Comune di Canicattì in occasione degli anniversari dei giudici Antonino Saetta e Rosario Livatino, entrambi vittime della mafia assassinati sulla SS 640 il 25 settembre 1988 insieme al figlio Stefano il primo e il 21 settembre 1990 il secondo.
La Compagnia ringrazia gli sponsor per il contributo offerto per la realizzazione dello spettacolo, che sono: “Euroform – Scuola dei Mestieri”, “Lunaraine – Atelier da Cerimonia Sposo e Sposa” e “Taibi Infissi”, tutti di Canicattì, e l’Associazione “Sette Stelle” per il Servizio di Accoglienza in Teatro.
Come si evince dal titolo, prendendo spunto dalle tematiche di Leonardo Sciascia e Tomasi di Lampedusa, la pièce parla di siciliani, noti e meno noti, eroi e non eroi, rappresentati in semplici momenti di vita quotidiana come ad esempio in fila per rifornirsi d’acqua alle fontanelle, scena dal sapore antico ma che potrebbe essere attuale, e con dialoghi che evidenziano appunto una mentalità ancora immobilista e fatalista, estranea al cambiamento di taluni aspetti socio-culturali e politici siciliani. Poi ci sono i monologhi e i dialoghi di siciliani vittime della violenza mafiosa, anch’essi illustri e meno illustri, che ogni anni in occasione di particolari celebrazioni vengono ricordati e quindi per quel giorno “tornano fisicamente” nella pièce per continuare a dire la loro, per scongiurare l’oblio, dai giudici Saetta e Livatino a Peppino Impastato e Rita Atria, da Graziella Campagna a Giuseppina Savoca. Fantasmi della nostra memoria collettiva, che invece non vogliono rassegnarsi ad “andarsene”, ad essere dimenticati da chi rimane.
Uno stralcio del finale della pièce elabora con ironia e con un tono vagamente ammonitorio il tema dell’oblio: “Adesso basta! Potete andare via! La commemorazione è finita, la giornata s’è conclusa e non serve che voi state ancora qui ad affannarvi per implorare al mondo la vostra memoria. Ci rivedremo fra un anno, nello stesso posto, alla stessa ora e probabilmente con le stesse facce disposte ad ascoltarci e a ricordarci per un giorno, come tutte le celebrazioni. Magari qualcuno tra l’uditorio è disposto anche a non dimenticarci, qualcuno meno smemorato e più attento; ma sapete che siamo morti!,… e i morti è facile dimenticarli, mentre la vita continua. Capisco che non vi piace, ma purtroppo è così! Fatevene una ragione”.
L’hashtag prima del titolo, mutuato dal linguaggio informatico il quale indica un collegamento ipertestuale, vuole essere appunto l’invito a continuare ad approfondire l’argomento in una rete di collegamenti potenzialmente infiniti, soprattutto dopo la fine delle celebrazioni, quando tutto sembra cadere nel dimenticatoio.
Angelo Lo Verme