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L’amante palermitana del “Vate” D’Annunzio. Era il 1904 quando il quarantunenne Gabriele D’Annunzio, già notissimo “tombeur de femmes”, conobbe la marchesa palermitana Alessandra Starabba di Rudinì vedova Carlotti in un salotto aristocratico romano. Il “Vate” era perennemente inseguito da creditori ed ufficiali giudiziari a causa del suo tenore di vita elevatissimo eccentrico e dissennato. Ariel, come lui stesso amava definirsi, aveva alle spalle una lunga serie di relazioni sentimentali travagliate, da molti ritenute anche opportunistiche, intrattenute con donne forse cinicamente scelte per lignaggio e solidità economica. D’annunzio   al momento della conoscenza con Sandra, viveva ancora con Eleonora Duse “la divina”, il cui rapporto era ormai logorato e compromesso dalla condotta esibizionista del poeta e dal prosciugamento del patrimonio dell’attrice. La Duse aveva investito la maggior parte del suo denaro nei diritti e nella produzione dei lavori teatrali dello stesso D’Annunzio di cui lei fu interprete principale, che però ebbero scarso successo. Gli spettacoli teatrali di quel periodo furono particolarmente criticati e la Duse per la prima volta nella sua sfolgorante carriera fu perfino fischiata dal pubblico. Era un periodo in cui era in atto una battaglia culturale acerrima tra Dannunziani e Pirandelliani. Alle manieristiche rappresentazioni del teatro di poesia di D’Annunzio, in cui i personaggi risultavano senz’anima e poco credibili con dialoghi di verbalismo vuoto, si contrapponevano quelle di rottura delle tradizioni e degli schemi di Luigi Pirandello i cui protagonisti scavavano nell’animo umano creando accese discussioni.  Fu proprio in quel frangente temporale che D’Annunzio incontrò Alessandra Carlotti figlia prediletta dell’ex presidente del consiglio Rudinì, nobile vedova palermitana con due figli ed un cospicuo patrimonio. Il casuale incontro fu visto dal “Vate” come una nuova opportunità di benessere apparsa al momento giusto, e dopo un breve e serrato corteggiamento di cui Ariel era maestro assoluto, la marchesa dopo pochi giorni era già sua ospite alla Capponcina. Alessandra Starabba di Rudinì era una donna di ventotto anni, bellissima, alta 1,82 mt , dal carattere forte e tenace che riuscì a soffermare l’attenzione del famoso poeta libertino in modo esclusivo malgrado la sua nota esuberanza. D’annunzio assecondò ogni desiderio della marchesa tra il lusso e la spensieratezza dissipando ogni risorsa economica. Furono quattro anni intensi in cui la di Rudinì gelosissima, monopolizzò tutta l’attenzione ed il tempo del poeta che ridusse drasticamente la produttività artistica a tal punto che la critica del tempo considerò esaurita la vena poetica del grande maestro. Basti pensare che Alessandra di Rudinì fu l’unica donna che non ispirò il grande poeta ed alla quale non dedicò alcuna opera. Ma poi il “Vate” soffocato da un rapporto troppo esclusivo, come già avvenuto nelle precedenti relazioni, cominciò a volgere lo sguardo altrove e più precisamente sulla contessa Giuseppina Mancini. La marchesa sprofondò in una grande depressione fino ad intraprendere un cammino spirituale che la portò a prendere i voti e diventare suora di clausura. Fu accolta nel convento di Paray-le-Monial in Francia dove divenne Madre Maria del Gesù e dove rimase fino alla sua morte.