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Ospite della trasmissione “La volta buona“, Leo Gullotta è stato protagonista di una lunga e interessante intervista. L’artista siciliano si è raccontato a cuore aperto, parlando con la conduttrice Caterina Balivo, e ha passato in rassegna tante e fondamentali tappe della sua vita.

Quando gli è stato chiesto cosa preferisse tra il consenso e la libertà, Gullotta ha risposto senza esitazione: “Il consenso oggi è una specie di malattia. A mio parere non è una cosa buona. Bisognerebbe stare con la vita un po’ di più, riguardo gli affetti. Oggi questi valori sembrano negativi, ma i valori, l’amore, i sentimenti, sono importanti. Io non scelgo il consenso, ma scelgo la libertà“.

Parlando della sua libertà, ha anche ricordato in cui ha detto alla stampa di essere omosessuale. Lo ha fatto in occasione della presentazione di un film, “Uomini, uomini, uomini”: “Trattava la vita di 4 borghesi omosessuali. Mi chiesero se lo fossi e tranquillamente gli dissi sì. Quella dichiarazione fece scalpore (erano gli anni Novanta, ndr), ma non mi ha tolto nulla: determinate cose me le butto dietro le spalle. Io nella mia vita sono stato fortunatissimo, non posso lamentarmi. Ho scelto il sentimento, l’amore 45 anni fa. E la mia vita è condivisa con Fabio fino a oggi”.

“Come fai a non conservare questi ricordi?”

Durante l’intervista, Leo Gullotta ha parlato in modo approfondito della sua infanzia e del suo legame con la Sicilia. “In quella Catania del 1945, ero nato da poco, per i fratelli più grandi andavano a prendere il siero di ricotta, un nutrimento forte. Per me, piccolino, passavano le pecore sotto casa e mamma scendeva con la bottiglia, si faceva mungere il latte e me lo portava a letto per scaldarmi. Come fai a non sottolineare, conservare questi ricordi? Sono immagini straordinarie, come i nonni paterni meravigliosi. Erano un’immagine bellissima, ho vissuto tanto nella loro casa”.

Leo Gullotta – Foto Depositphotos.com.

Fu a 18 anni che Gullotta scelse di fare l’attore: “Ero pronto all’insegnamento, ma già lavoravo con il Teatro Stabile di Catania. Chiesi a mio padre cosa avrei dovuto fare. Lui mi dice ‘Mi darebbe molto fastidio sapere che ti ho indicato un lavoro che a te non piace. Scegli quello che vuoi’. Lì per lì non ho capito, ma è stata una grande lezione di responsabilizzazione, importantissima nella vita di un giovanotto. Ho scelto di fare l’attore”.

La Sicilia resta sempre nel suo cuore: “Le radici stanno là, sono nato a Catania ai piedi dell’Etna, con il mare, con il sole, con la gioia. Chi nasce al sole ha una fortuna: sempre il cuore caldo“. La vita comunque la metti, rimane sempre una cosa meravigliosa e devi essere pronto a ringraziare chi ti ha aiutato anche con le cose sciocche. Bisogna saper dire grazie“.

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