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Leo Gullotta si è raccontato in una lunga intervista al Corriere della Sera. L’attore siciliano si è soffermato a lungo sulla sua carriera, non tralasciando alcuni episodi che l’hanno colpito molto, ma ha anche dato spazio alla sua giovinezza a Catania e alla sua famiglia.

Al Corriere, ha raccontato di essere stato scartato da una fiction su padre Pino Puglisi nel 2012, perché omosessuale. “Mi sono sentito dire: ‘no guarda, tu non lavori con noi perché sei omosessuale‘. Quell’episodio mi fece molto male“.

Quindi ha aggiunto: “Durò un pomeriggio, cominciai a protestare, ad alzare il ditino: era sbagliato, volevo che me lo dicesse in faccia chi lo aveva deciso. Ma la mia domanda veniva sempre elusa: la colpa era sempre di qualcun altro. I diritti sono arrivati, ma moltissimo si deve ancora fare, non solo per gli omosessuali”. Nel 1995 parlò per la prima volta del suo orientamento sessuale, “fece molto scalpore” ha spiegato, rivelando di avere vissuto, fino ai 30 anni, “una vita eterosessuale“.

Leo Gullotta
Leo Gullotta – Foto Depositphotos.com.

L’infanzia di Leo Gullotta in Sicilia

L’attore ha parlato dei suoi genitori: “Papà era un operaio, fu lui a portare la Cgil a Catania, sono cresciuto attraversato da principi civili e sociali“. La sua mamma invece “era una casalinga, la classica rappresentante di quello è sempre stato il nostro Paese”.

Leo Gullotta ha così ricordato la sua Sicilia degli anni ’50: “La vita ti si presenta prima, quindi cresci più velocemente, questa è l’impronta più forte. Negli anni Cinquanta in una città come Catania non c’era nulla per noi ragazzi, ma io ero un bambino curioso. La curiosità mi ha avvicinato al teatro, comprai un biglietto a 500 lire senza sapere per cosa e vidi uno spettacolo meraviglioso, l’Adelchi di Manzoni con Vittorio Gassman. Fu una fascinazione improvvisa e immediata”.

La sua passione per la recitazione, dunque, nacque praticamente “per caso”. Negli anni Ottanta entrò a far parte della compagnia del Bagaglino, diventando uno dei protagonisti più amati: “Ho avuto il piacere di entrare nelle case degli italiani. E ne sono felice, perché è anche così che si comunica con il pubblico“.

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