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Mauro Rostagno, chi era il giornalista, politico, sociologo e attivista ucciso in Sicilia per mano di Cosa nostra. Biografia: dove è nato, qual è stata la sua attività in politica, l’impegno in Lotta Continua e nella comunità Saman. L’omicidio e le indagini, quanti anni aveva quando è morto.

Mauro Rostagno

Mauro Rostagno è nato a Torino il 6 marzo del 1942. È morto per mano mafiosa a Lenzi di Valderice, il 26 settembre del 1988, all’età di 46 anni. Giace al cimitero di Valderice. Figlio di genitori Piemontesi, è cresciuto a Torino. Nel 1960, all’età di 18 anni, ha sposato una ragazza poco più giovane di lui, dalla quale ha avuto la prima figlia. Non ha terminato subito gli studi per la maturità scientifica.

Lasciò la moglie e la figlia poco dopo, allontanandosi dall’Italia. Fu prima in Germania, poi nel Regno Unito. Tornato in Italia, si stabilì a Milano, dove conseguì la licenza liceale per fare il giornalista. Partì poi di nuovo, alla volta della Francia, e iniziò a vivere a Parigi. Un’esperienza che durò poco, poiché venne fermato nel corso di una manifestazione ed espulso.

Il Sessantotto

Tornato in Italia, Mauro Rostagno iniziò a frequentare la Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento e divenne uno di leader di punta del Sessantotto. Animò il movimento studentesco, in un periodo che si caratterizzò per diverse contestazioni. Nel 1969 Rostagno fu uno dei fondatori del movimento Lotta Continua, con Adriano Sofri, Guido Viale, Marco Boato, Giorgio Pietrostefani, Paolo Brogi ed Enrico Deaglio.

Si laureò in Sociologia e, in seguito, intensificò la sua attività politica come leader dell’estrema sinistra. Fu ricercatore per due anni al CNR, quindi si trasferì a Palermo tra il 1972 e il 1975, avendo ricevuto un incarico di assistente per la cattedra di sociologia dell’Università di Palermo.

Si candidò alle elezioni politiche del 1976 alla Camera, come LC nella lista Democrazia Proletaria nei collegi di Milano, Roma e Palermo, ma il seggio non scattò per pochi voti. Alla fine di quell’anno, dopo lo scioglimento di Lotta Continua, tornò a Milano e fondò poco dopo Macondo, centro culturale e punto di riferimento fino alla chiusura da parte della polizia nel febbraio del 1978.

Il periodo in India e Saman

Fu allora che Mauro Rostagno si recò in India con la compagna Elisabetta Roveri (detta “Chicca”), milanese di origine brianzola conosciuta negli anni Settanta, e la loro figlia di nome Maddalena. A Poona si unì agli arancioni di Osho diventandone seguace. Prese dal suo Maestro il nome di Swami Anand Sanatano (Sanatano significa “eterna beatitudine”).

Rientrò in Italia e, nel 1980 fondò a Lenzi, vicino Trapani, la comunità Saman, insieme a Francesco Cardella e Chicca Roveri, diventata intanto la sua seconda moglie. Questa si configurò come una comune ispirata agli insegnamenti di Osho, diventando poi una comunità terapeutica che, tra le altre cose, si occupava del recupero dei tossicodipendenti.

Dalla metà degli anni Ottanta Rostagno lavorò come giornalista e conduttore, anche per le rete locale Radio Tele Cine. Intervistò Paolo Borsellino e Leonardo Sciascia e indagò sulle attività di Cosa nostra, denunciando collusioni tra mafia e politica.

L’omicidio di Mauro Rostagno

L’omicidio di Mauro Rostagno avvenne il 26 settembre del 1988, in un agguato in contrada Lenzi, poco distante da Saman. Mentre rientrava nella comunità con una giovane ospite (unica testimone del delitto) sulla sua Fiat Duna DS bianca, i sicari gli spararono con un fucile a pompa calibro 12, che scoppiò in mano ad uno degli assassini, e una pistola calibro 38.

Subito da più ambienti si indicò la pista mafiosa, percorsa anche dagli inquirenti. Durante l’ultimo processo, che individuò in due esponenti della mafia locale i responsabili dell’omicidio, il pubblico ministero Gaetano Paci denunciò come fossero scomparse delle prove, come testimoni chiave fossero stati ascoltati con ritardo e come le intercettazioni fossero state attivate solo otto mesi dopo l’omicidio.

Depistaggi e processi

Emersero forti sospetti di depistaggi. Negli anni seguenti le indagini passarono dalle mani di diversi magistrati, che indagarono su piste alternative a quella mafiosa.

Dopo una serie di richieste di archiviazione e la costituzione di alcune parti civili, nel mese di febbraio del 2011 iniziò a Trapani il processo di primo grado per l’uccisione di Mauro Rostagno. Erano passati 23 anni dal delitto. La Corte d’Assise della città siciliana ha condannato nel maggio del 2014 in primo grado all’ergastolo Vincenzo Virga e Vito Mazzara.

Tra le motivazioni del delitto vi sarebbero state le numerose denunce di Rostagno del potere della criminalità mafiosa siciliana e il rifiuto del giornalista a “più miti consigli”, attraverso minacce e pressioni. Sarebbe stata Cosa nostra trapanese a decidere della morte del giornalista.

Nel febbraio del 2018 la Corte di Assise di Palermo, in parziale riforma della sentenza emessa di primo grado, ha assolto Vito Mazzara ed ha invece confermato la condanna alla pena dell’ergastolo per Vincenzo Virga, come mandante dell’omicidio nella qualità di capo della famiglia mafiosa di Trapani.

A 32 anni dalla morte, nel novembre del 2020, la Corte di Cassazione ha confermato l’ergastolo per Vincenzo Virga, rigettando i ricorsi della difesa.

Riconoscimenti

Libera, la rete di associazioni contro le mafie, ha promosso in memoria di Mario Rostagno il premio di giornalismo scolastico a suo nome.

Ogni anno il 21 marzo, nella Giornata della Memoria e dell’Impegno di Libera. È nato nel 2020 il Premio Nazionale di Teatro intitolato a Rostagno, promosso dall’Associazione daSud a Roma, mentre del 2021 è la nascita del Festival di Teatro dedicato alla sua memoria.

Nel 2011 la figlia minore Maddalena “Kusum” Rostagno, insieme ad Andrea Gentile, ha pubblicato un libro sulla storia e sul suo rapporto con il padre, intitolato: “Il suono di una mano sola – Storia di mio padre Mauro Rostagno”.

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