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I siciliani sanno bene che la raccolta delle olive è più che una semplice attività. É una tradizione, un momento da condividere e un’usanza che si tramanda da una generazione all’altra. Un evento speciale, che ha attirato perfino la curiosità del celebre New York Times.

Il New York Times vola sull’Etna

Ancora una volta la stampa internazionale si dedica alla Sicilia. Questa volta, tocca alla raccolta delle olive sull’Etna, con un articolo a firma di Marta Giaccone. “Per millenni – si legge – agricoltori e viticoltori della Sicilia nord-orientale hanno beneficiato del suolo ricco di minerali della zona, risultato delle eruzioni vulcaniche”. Perché, dunque, non andare a scoprire i segreti di quella coltivazione?

La giornalista del New York Times ha raccontato la storia di un amico del padre che, lasciata la carriera di fotoreporter, ha deciso di tornare alle sue radici, producendo olio nell’azienda di famiglia, alle pendici dell’Etna. Così è andata a incontrarlo, proprio all’inizio della scorsa stagione della raccolta delle olive (alla fine di ottobre).

Enzo, che ha 63 anni, è tornato in Sicilia nel 2011: “Volevo dedicare il mio tempo alla terra e alle olive. All’inizio non avevo idea che avevo questo mio interesse si sarebbe trasformato in una passione e, in seguito, in un’occupazione a tempo pieno”.

Inizia così il racconto della raccolta delle olive in Sicilia e, in particolare, sull’Etna. Una vera e propria tradizione che si rinnova di anno in anno (in genere da fine ottobre a metà novembre). “Gli operai – si legge – si riunivano ogni mattina alle sette, quando era ancora buio e freddo, per accendere un fuoco mentre discutevano del programma della giornata. Poi hanno rapidamente steso le reti sotto gli alberi designati”.

La coltivazione delle olive sull’Etna

Si parla di quegli uomini, le cui mani sono “come rastrelli”. Si conoscono tutti e trascorrono le ore condividendo storie e raccontando barzellette. La cultura popolare siciliana, quella della tradizione, emerge più bella che mai dalle pagine del New York Times: “Gli uomini cantavano spesso mentre lavoravano. Roberto, 35 anni, con i capelli scuri e gli occhi scuri, ha intrattenuto tutti con un impressionante repertorio di canzoni popolari locali, la maggior parte delle quali sull’amore e sul desiderio”.

Il suolo vulcanico non è sempre facile da coltivare, sebbene nei pressi dell’Etna sia particolarmente fertile. Lapilli, cenere e rocce vulcaniche, infatti, hanno dato vita nel tempo a un terreno friabile e ricco di sostanze nutritive, tra cui minerali e materia organica.

L’approfondimento della testata statunitense si conclude in bellezza, con le parole di Enzo: “La campagna mi ha insegnato il suo ritmo: nuovo per me, ma vecchio come queste stesse montagne. Mi sveglio, esco dalla porta e il vulcano è lì. Come potrei non essere felice della mia decisione di tornare?”.

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