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MAFIA: DELL'UTRI: PROCESSO APPELLO-BIS, ARRIVA SENTENZA DI CONDANNAMarcello Dell’Utri è all’estero e si sta curando. Ad annunciarlo è lo stesso ex senatore del Pdl in una nota che ha inviato al suo legale, l’avvocato Pino Di Peri, dopo la notizia dell’ordine d’arresto nei suoi confronti per pericolo di fuga e le voci sulla sua latitanza, a quattro giorni dalla sentenza della Cassazione che dovrà decidere se confermare la condanna in appello a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Dell’Utri era irreperibile da due giorni.

 

“In merito alle notizie stampa e alle diverse interpretazioni circa la mia ”irreperibilità” tengo innanzitutto a precisare che non intendo sottrarmi al risultato processuale della prossima sentenza della Corte di Cassazione; e che trovandomi in condizioni di salute precaria – per cui tra l’altro ho subito qualche settimana fa un intervento di angioplastica – sto effettuando ulteriori esami e controlli – dice Dell’Utri – Apprendo della aberrante richiesta di preventiva custodia cautelare mentre mi trovo già all’estero per il periodo di cura e riposo”.

 

“Rimango tuttavia in attesa fiduciosa del risultato che esprimerà la Massima Corte che ha già rilevato incongruenze e ”fumus” nella prima sentenza di appello, annullandola conseguentemente – dice Dell’Utri – Mi auguro quindi che un processo ventennale – per il quale ritengo di avere già scontato una grave pena – si possa concludere definitivamente e positivamente”.

Per i magistrati Dell’Utri è latitante e si troverebbe in Libano. L’ex senatore, prima della nota inviata al legale, era irreperibile dal 9 aprile, cioè poche ore dopo l’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare della Corte d’Appello di Palermo. La richiesta di arresto era stata firmata dal pg Luigi Patronaggio il 7 aprile e accolta appena 24 ore dopo d’urgenza per “pericolo di fuga”.

Secondo quanto si legge nella richiesta di arresto, in possesso dell’Adnkronos, l’ex politico è “in possesso di più documenti validi per l’espatrio, fra cui almeno due passaporti diplomatici” rilasciati “da Autorità di paesi esteri”. Dalla Farnesina però fanno sapere che “non risulta” che Dell’Utri sia in possesso di un passaporto diplomatico italiano” né di un “passaporto di servizio valido”.

Gli inquirenti sono convinti che l’ex senatore sia in Libano per raggiungere, da lì, o la Guinea Bissau o la Repubblica Domenicana. In una intercettazione il fratello di Dell’Utri, Alberto, parlando con un ristoratore, dice di “accelerare i tempi” e fa riferimento alla Guinea che “concede facilmente i passaporti diplomatici”.

Nelle prossime ore la Procura generale farà una richiesta di cattura internazionale attivando anche l’Interpol per riuscire a trovare l’ex politico, in attesa della sentenza definitiva della Cassazione prevista per martedì 15 aprile.

Secondo quanto si legge nella richiesta di arresto firmata il 7 aprile scorso, il 3 aprile scorso l’ex senatore era in Libano. “La Dia – si legge nella richiesta della procura generale di Palermo – grazie a particolari indagini tecniche effettuate, ha localizzato in data 3 aprile un’utenza mobile sicuramente riferibile a Dell’Utri proprio nei dintorni di Beirut”.

La Procura generale di Palermo sottolinea che il pericolo di fuga per l’ex senatore è stato concreto da subito. L’opinione dei pm era basata “sul comportamento processuale tenuto dallo stesso, sulla sua negativa e complessa personalità criminale, sulle circostanze che l’imputato avesse diverse residenze all’estero, avesse doppia cittadinanza, avesse rilevanti risorse economiche e che fosse in possesso di più documenti validi per l’espatrio, fra cui almeno due passaporti diplomatici rilasciati da Autorità di paesi esteri”.

“Purtroppo – scrive ancora il Procuratore generale – le richieste di emissione di misure cautelare nei confronti dell’imputato che ne assicurassero la presenza in Italia per una effettiva esecuzione della sentenza in caso di condanna sono state, con motivazioni giuridiche di vario e articolato tipo, rigettate dalla Corte”.

La situazione “era allarmante” già lo scorso sette aprile, sottolinea il pg. “Dalle conversazioni intercettate nell’ambito di un procedimento per riciclaggio, all’interno del ristorante ‘Assunta Madre’, a Roma, fra il fratello dell’imputato, Alberto Dell’Utri e Vincenzo Mancuso, condannato per corruzione, era emerso un progetto volto a permettere, in vista della possibile condanna definitiva, la fuga all’estero di Marcello Dell’Utri grazie al possesso di alcuni passaporti diplomatici e alle buone conoscenze dello stesso in ambienti governativi di alcuni paesi africani e medio orientali”.

“Dal tenore delle intercettazioni ambientali era emersa la circostanza che Marcello Dell’Utri era già in possesso di un passaporto diplomatico rilasciato dal Governo della Guinea Bissau e che era in fase di realizzazione il suo trasferimento a Beirut da dove lo stesso avrebbe potuto liberamente muoversi fra il Libano e la Guinea Bissau anche al fine di coltivare non meglio precisati interessi e affari”, scrive ancora il Procuratore generale.

”Non sapevo dell’ordine di arresto per il mio assistito, l’ho appreso questa mattina dai giornali – dice all’Adnkronos l’avvocato Di Peri -. So che c’è una ricerca in atto, non so altro”. Il legale afferma di aver visto Dell’Utri “qualche giorno fa a Milano, ma non sapevo nulla dell’ordine di arresto”. Alla domanda se Dell’Utri era tranquillo, Di Peri risponde: ”Come può essere tranquillo un uomo in attesa di una sentenza definitiva…”.

Danilo Loria