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La cattedrale metropolitana della Santa Vergine Maria Assunta, è il principale luogo di culto della città di Palermo.

È dedicata alla Santa Vergine Maria Assunta in Cielo, ovvero Santa Rosalia, Patrona della Sicilia e della città di Palermo; a lei sono dedicate la maggior parte delle Cattedrali.
Il 26 gennaio 1630, Papa Urbano VIII, con lo “Scriptam in Coelesti”, inserisce Santa Rosalia nel Martirologio Romano, fissando l’origine palermitana, di stirpe reale, risalente a Carlo Magno. Il primo Santuario dedicato alla Santa, fu costruito nell’attuale area, a poche centinaia di metri dal primitivo insediamento fenicio-punico ove adesso sorge il Palazzo dei Normanni, lo stesso luogo deputato, durante il I, II e III secolo, al sacrificio dei primi martiri palermitani oggetto di persecuzioni. Del luogo di culto edificato intorno al IV secolo, non ci sono però pervenute tracce.

Un secondo tempio, dedicato alla Vergine Maria Assunta, venne dunque edificato, nel 604, sulle rovine del precedente. Con l’invasione da parte degli Arabi, la Basilica venne trasformata in Moschea. Il ritorno alla sovranità di matrice cristiana, avviene con l’intervento dei Normanni. Per celebrare la riconquista territoriale dell’Isola, la casata degli Altavilla promuove e favorisce la costruzione di Cattedrali Normanne in tutte le località coinvolte nelle battaglie più cruente, riservando a Palermo la costruzione più laboriosa ma, altrettanto fastosa, della Chiesa Madre.
Completata tra il 1184 e il 1185, la chiesa fu modificata ancora più volte; un solo intervento però, è documentato cronologicamente, ed è messo in relazione a fenomeni sismici: nel 1726, un terremoto distrusse la parte superiore della torre campanaria, cosicché l’edificio, e in particolare i suoi interni, subirono uno dei più poderosi e controversi rimaneggiamenti della sua storia

Nel 1767, l’Arcivescovo Serafino Filangieri aveva commissionato, a Ferdinando Fuga, un restauro di tipo conservativo; l’architetto fiorentino aveva infatti in programma di conservarne la pianta longitudinale, ma i lavori vennero eseguiti, quattordici anni dopo, dal palermitano Giuseppe Venanzio Marvuglia, e durarono fino al XIX secolo inoltrato. I rifacimenti del Marvuglia furono molto più invasivi e radicali, il restauro intervenne a cambiare l’aspetto originario del complesso: sua è la caratteristica ma discordante cupola, eseguita secondo i disegni del Fuga; sue anche le pittoresche cupolette maiolicate, destinate alla copertura delle navate laterali. Fu in quest’occasione, che venne distrutta la preziosa tribuna che Antonello Gagini aveva innalzato all’inizio del XVI secolo, ornata di statue, fregi e rilievi poi riutilizzati e ridisposti sia all’esterno che all’interno della Cattedrale. Nella Cattedrale, oltre ai sovrani normanni, svevi, catalani, sono stati incoronati Vittorio Amedeo II di Savoia e Carlo III di Borbone.

Il prospetto principale o occidentale, di via Matteo Bonello, si apre con due poderosi archi a sesto acuto, ispirati all’architettura islamica, che raccordano la Cattedrale all’adiacente Palazzo Arcivescovile. Una cancellata e una balaustra a colonnine, protegge lo spazio antistante; sui pilastri che delimitano i varchi, sono poste le statue di San Giuseppe, San Pietro, San Paolo e San Francesco di Paola, opere del Giovan Battista Ragusa, datate tra il 1724 e il 1725. L’altezza è caratterizzata da una selva di torri campanarie neogotiche, progetto dell’architetto Emmanuele Palazzotto. Il complesso presenta decorazioni dei maestri lapicidi trecenteschi e quattrocenteschi; il portale strombato centrale, è del 1353, ed è sormontato da un’edicola contenente un bassorilievo di “Maria con il Bambino”. La porta centrale, realizzata nel secolo scorso, è opera del palermitano Filippo Sgarlata, ed è arricchita da una preziosa bifora. I due portali laterali sono sormontati da targhe marmoree e monofore cieche, con più ordini di colonnine e ghiere. Tutte le pareti sono coronate dalla caratteristica merlatura.

Il prospetto meridionale, o di via Vittorio Emanuele, è il fianco destro della costruzione; esso presenta un ampio portico in stile gotico-catalano, eretto intorno al 1465, che si affaccia sulla ‘planum Ecclesiae’, a sua volta recintata da una balaustra in marmo, sui cui pilastri poggiano le statue di San Gregorio e Sant’Agostino, realizzate da Giovanni Travaglia nel 1673; San Girolamo e Sant’Ambrogio, realizzate da Antonio Anello. Sul Corso Vittorio Emanuele, ci accolgono i simulacri seicenteschi di Sant’Agatone, Santa Cristina, Santa Silvia del Carlo D’Aprile; Santa Rosalia, Sant’Oliva, Santa Ninfa di Gaspare Guercio, e San Sergio di Carlo D’Aprile. Al centro della piazza si trova la statua di Santa Rosalia di Vincenzo Vitaliano, del 1744. Il portale d’ingresso è opera di Antonino Gambara, eseguito nel 1426 per l’incoronazione di Alfonso il Magnanimo; i battenti lignei sono di Francesco Castellamare. Il portico, dalla conformazione a capanna, è costituito da tre arcate ogivali corrispondenti a tre volte a crociera nell’interno, sorrette da capitelli fioriti, e sostenuti da colonne provenienti dalla moschea araba: la prima colonna a sinistra reca infatti scolpita un’iscrizione tratta dal Corano. L’arco centrale presenta, come i due laterali, una ricca decorazione tortile.

In corrispondenza dei vertici ogivali degli archi, una teoria di Sante Vergini, Profeti, Apostoli, Dottori della Chiesa ed Evangelisti, decorata in arabesco, è alternata agli stemmi del Regno di Sicilia, del Senato Palermitano e della Cattedrale. Il timpano è caratterizzato dalla figura di ‘Dio Padre’, posto al centro dell'”Annunciazione”, in una trina scolpita dalla forte connotazione di matrice araba. Il portico è delimitato da tre ordini di colonne decorate con monofore appaiate, cieche e strombate. All’interno, svetta il portale di Antonino Gambara del 1426, chiuso in alto da un’edicola contenente un mosaico duecentesco riproducente la Madonna; i due monumenti alle pareti, opere del 1714 del Giovan Battista Ragusa, commemorano l’incoronazione di Carlo III di Borbone a destra, e quella di Vittorio Amedeo II di Savoia a sinistra. Ai lati del mausoleo sono poste le statue provenienti dalla Tribuna rimossa del Gagini, assieme a numerose targhe, epigrafi e steli marmoree. Il secondo ordine del prospetto, risale al periodo normanno, ed è caratterizzato da una sequenza di monofore aperte e cieche, e dalle cupolette che danno luce alla navata laterale. Il transetto è sovrastato dalla cupola di Ferdinando Fuga, opera realizzata durante il grande restauro del 1781-1801.

L’interno è a croce latina con tre navate, divise da gruppi tetrastili e statue di Santi, che facevano parte della decorazione della Tribuna del Gagini.
Nella navata destra, la prima e la seconda cappella, comunicanti fra loro, custodiscono le tombe imperiali e reali dei Normanni: ivi è situato infatti il noto sarcofago in porfido rosso che Ruggero II, re di Sicilia dal 1130, aveva disposto per la sua sepoltura, che doveva avvenire presso il Duomo di Cefalù da lui fondato. Alla sua morte però, avvenuta nel 1154, il sarcofago fu traslato presso la Cattedrale di Palermo, in un avello di porfido dalla forma molto più semplice rispetto a quella pensata dal re. Ivi è presente anche il sarcofago di Federico II, sormontato da un baldacchino con colonne in porfido; l’urna è sorretta da due coppie di leoni. Insieme a quelli di Federico II, riposano anche i resti di Pietro II d’Aragona, di Costanza d’Aragona (1183-1222), sorella del re d’Aragona e moglie di Federico II, di Gugliemo, duca d’Atene figlio di Federico III d’Aragona, e dell’imperatrice Costanza d’Altavilla, figlia di Ruggero II e madre di Federico II.

Sul pavimento della navata centrale campeggia una meridiana in marmo, con tarsie colorate che rappresentano i segni zodiacali, opera ottocentesca di Giuseppe Piazzi. Il ricco altare del Sacramento, realizzato in bronzo, lapislazzulo e marmi colorati, è stato realizzato su disegno di Cosimo Fanzago, nel XVII secolo. Nel presbiterio si collocano il coro ligneo in stile gotico-catalano, realizzato nel Cinquecento, e il trono episcopale, ricomposto in parte con frammenti di mosaici del XII secolo. Durante la fase dei restauri che interessarono la fine del XVIII secolo, il pittore di Sciacca, Mariano Rossi, fu incaricato di decorare la Cattedrale. Rossi non terminò il lavoro, ma ancora oggi è possibile ammirare gli affreschi che caratterizzano il catino dell’abside, dove sono rappresentati Roberto il Guiscardo e il conte Ruggero che restituiscono la chiesa al vescovo Nicodemo e, nella volta del coro, l’Assunzione di Maria Vergine.

A destra del presbiterio si trova la cappella di Santa Rosalia, Patrona di Palermo, che custodisce le reliquie poste nell’urna d’argento, opera seicentesca di Matteo Lo Castro, Francesco Ruvolo e Giancola Viviano. I due altorilievi di Valerio Villareale, completano lo spazio sacro. Di alto interesse artistico sono la statua marmorea della “Madonna con Bambino”, di Francesco Laurana, realizzata nel 1469, la pregiata acquasantiera rinascimentale, opera incerta del Domenico Gagini, posta presso la quarta campata della navata di destra, e la “Madonna della Scala”, eseguita nel 1503 da Antonello Gagini, e posta sull’altare della sacrestia nuova.
Presso la navata sinistra svettano, tra gli altri, il fonte battesimale ottagonale realizzato da Filippo Pennino e Gaetano Pennino, nel 1801, e la cappella dedicata ai Santi Pietro e Agata, con altare in lapislazzuli, arricchito di bassorilievi in legno dorato, opera settecentesca di Pietro Martorana.

Autore | Enrica Bartalotta

Foto di Mikeka Alba