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Madre e figlio, un destino unito dalla forza: lei, 40 anni, sconfigge il Coronavirus, lui, 9 anni, la leucemia.

Una storia commovente, che arriva dalla Sicilia, da Palermo per essere precisi. La donna è una dei tre impiegati del call center Comdata che hanno contratto il Covid-19. Ha iniziato a stare male a metà marzo, avvertendo febbre e spossatezza. Il tampone le è stato fatto solo dopo otto giorni, nonostante in casa con lei ci fosse il figlio immunodepresso. Il bimbo ha lottato per due anni contro la leucemia linfoblastica e ora è in remissione.

«Quando ho cominciato a non star bene, temendo di poter provocare problemi a mio figlio che è immunodepresso», ha raccontato la donna al Giornale di Sicilia, «ho chiamato la pediatra. Mi aveva già dato una mano a salvarlo con il suo tempestivo sospetto di diagnosi quando nel 2016 si ammalò di leucemia. E anche stavolta mi ha dato le istruzioni giuste. Mi sono isolata e ho tenuto tutti e tre a distanza anche senza essere certa di aver contratto il virus».

Quando è arrivata al pronto soccorso dell’ospedale Cervello di Palermo, le hanno fatto una tac, quindi l’hanno trasferita al Covid Hospital di Partinico. È stata 8 giorni in coma. «La sensazione che mi rimane è di avere visto cosa c’è oltre. Ero gravissima ed ero nel panico. Mi sono rivolta a Dio e gli ho detto: ho Andrea di 9 anni, deve fare la comunione. Ho Arianna di 5 anni, deve andare in prima elementare. Decidi tu».

Le hanno detto che aveva il 25% di possibilità di guarire e, dal 24 marzo al 10 aprile ha passato giorni durissimi. Poi è arrivata la luce in fondo al tunnel. Durante la prima videochiamata con i figli, «Andrea è scoppiato a piangere, Arianna appresso a lui. Ero debole ma felice. Fate del vostro meglio per lei, diceva Andrea a chi era lì a curarmi, il mio bambino che di medici ne ha conosciuti tanti». Il 2 maggio è tornata a casa.

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