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01Ubicata nella Piana dei Colli, vi si arriva percorrendo il viale del Fante, giunto al piazzale Niscemi, lasciando sulla destra la meravigliosa villa Niscemi, seconda sede del primo cittadino di Palermo e altro gioiellino architettonico con annesso un bellissimo parco.
Di fronte a sinistra si trova l’ingresso del viale che porta dritto alla Palazzina Cinese.
Tra il cancello d’ingresso al viale ai lati vi sono due strutture architettoniche simili dello stile della Palazzina Cinese, che servivano anticamente come posto di guardia e porta di servizio.
Superato il cancello che versa in pessime condizioni, perché divelto e arrugginito si fa ingresso nel viale, hai lati si può ammirare un magnifico parco con alberi e fontane.
Le strutture d’ingresso già citate versano anch’esse in condizioni mediocri sia all’esterno sia all’interno.
Durante questo viaggio nella storia e nell’arte monumentale, sarete accompagnati come solito dalle immagini che vi mostreranno meravigliosi tesori e qualche spiacevole discrepanza dovuta all’incuria e al degrado. Ma sicuramente avrete modo di addentrarvi in uno scenario magico e orientale.
Una parte di questo parco d’ingresso confina da un lato con la via Duca Degli Abruzzi, tramite una lunga cancellata e l’atra parte con il Real parco della Favorita, delimitato da un lungo muretto che in alcuni punti é abbattuto, allo stato odierno si possono osservare le macerie dei massi sparsi a terra.
La villa all’apparenza ha un ottimo aspetto, il giardino é di tipo classico all’italiana, con aiole, fiori,alberi, fontane ecc. Il viale non é fornito di luce, perché tutti i lampioni sono fuori uso e in parte distrutti, mentre quanto riguarda il parco si denota una cattiva cura e manutenzione del giardino, inoltre le fontane non sono fornite di acqua é sono tutte devastate e in brutte condizioni. I cestini dei rifiuti sono una mera chimera e i pochi che ci sono insufficienti e fuori uso,le panchine sono semi distrutte.
Questa prima parte é sotto la gestione del comune di Palermo.
Finito il viale, si arriva al grande piazzale che precede la Palazzina Cinese.
A sinistra del piazzale si trova l’ingresso principale con un cancello e le due strutture laterali, come guardiole di servizio rigorosamente in stile orientale come già incontrato prima. Al centro del piazzale vi è un’isola con marciapiede circolare al centro sono collocati diversi pali che illuminano il grande piazzale.
Ma ahimè anche questa sfaccettatura è decisamente sconsiderata, poiché arrivando dal viale da dove sono entrato, si nota subito questo enorme complesso di luci che ostacolano decisamente la vista di osservazione panoramica della Palazzina Cinese.
Questo scempio é un regalo della precedente amministrazione comunale gestita dal suo primo cittadino divenuto famoso per le sue iniquità e incapacità tecniche amministrative. E’mia mera speranza che il nuovo primo cittadino neo eletto sindaco, metta fine a questa pessima soluzione tecnica realizzate per illuminare il piazzale oscurando la visibilità di questo gioiello architettonico.
Alla destra della Palazzina c’è un altro ingresso con strutture dello stesso stile e una serie di sale e saloni comunicanti con la Palazzina Cinese,che da tempo ospitano il museo Etnografico di Giuseppe Pitrè, altro gioiello di storia e memoria dell’uomo e della nostra terra di Sicilia, argomento che parleremo nei miei prossimi lavori.
Andando più avanti a destra della piazza passato il museo, attraverso una cancellata si arriva al Real parco della Favorita. La cancellata é stata chiusa dal comune per motivi di sicurezza e ordine pubblico. Infatti, a tarda sera il parco la Favorita diventa metà delle schiave del sesso che in cerca di clienti dimoravano all’interno del piazzale anti stante la Palazzina Cinese. E’quindi data la mancanza di un servizio efficiente di ordine pubblico si è dovuto malgrado chiudere tutti i cancelli.Ma rimane sempre il problema dei muretti abbattuti e i cancelli divelti che consentono l’ingresso di vandali che vergognosamente continuano a distruggere e asportare ogni cosa.
Dopo avere attentamente visionato la parte esterna alla Palazzina Cinese, mi avvio a entrare in questa magnifica dimora. Per atto dovuto tengo a rilevare che la parte interna, il giardino e le altre strutture dentro il perimetro della Palazzina Cinese, sono di competenza della Regione Siciliana. Al contrario della gestione esterna del comune di Palermo, qui la situazione è molto migliore, sia dal punto di vista gestionale che organizzativo, tranne pecche dovute alla scarsità di fondi.
Carissimi lettori state per vivere, ammirare e scoprire, uno dei più fantastici luoghi al mondo, un piccolo gioiello d’ingegneria architettonica dove la fantasia si mescola in una atmosfera orientale. Sara difficile dimenticare tale splendore è certo che non potrete rinunciare arrivando a Palermo a visitare questo meraviglioso gioiello architettonico.
La prima cosa che colpisce il visitatore arrivando alla cancellata d’ingresso alla Palazzina, è la miriade di campanellini di ferro battuto che oltre a dare un tono particolarmente orientale, nelle giornate di vento il loro suono ci porta nell’antica Cina dei Mandarini. Prima di iniziare la visita interna illustrerò un cenno storico sull’origine e la costruzione di questa palazzina dal gusto orientale.
Intorno alla fine del XVIII secolo esattamente nel 1790, nella zona di Palermo chiamata Piana dei Colli è sorta tra gli alberi di limoni all’ombra di monte Pellegrino una esotica estravagante Palazzina di forte richiamo allo stile cinese. Di proprietà di Benedetto Giuseppe Maria Lombardo e Lucchese, Barone della Scala e dei Manchi del Belice. La Palazzina originariamente fu costruita con un nucleo centrale in muratura sormontato da una copertura a pagode e due ali laterali coperte col medesimo modo con pagode più piccole. Un tempo la palazzina Cinese fu chiamata anche la villa delle campanelle o casina dei colli, e grazie all’alto numero di campanelle che circondava la palazzina, sia nel prospetto sia nella recisione al tirare del vento esse emettevano un suono che festosamente dava quel tocco di magico orientale.
La Palazzina Cinese prima di subire alcuni interventi era in pietra e legno e aveva una pianta  quadrata a tre elevazioni era fornita da una serie di balconate sorrette da montanti lignei e su un fianco, c’era persino un minareto .
Attorno al 1600 in Europa si era diffuso un raffinato gusto per l’arte orientale e anche Palermo, dopo tempo ebbe il suo angolo di mistico oriente.
Ma la grande storia volle entrare a far parte di questa Palazzina immersa nella vasta Piana dei Colli.
Nel 1798 il Re Borbone Ferdinando IV di Napoli e III del regno delle due Sicilie e infine I di Sicilia. Discendente dal ramo nobiliare dei Borboni di Spagna (figlio di Re Carlo III di Spagna). Il Re Ferdinando IV assieme alla sua consorte la Regina Maria Carolina (figlia di Maria Teresa D’Asburgo, Imperatrice del Sacro Romano Impero e sorella di Maria Antonietta Regina di Francia e consorte del Re Luigi XVI che furono condannati a morte e decapitati tramite ghigliottina durante la rivoluzione francese),furono  costretti fuggire da Napoli insorta e arrivarono a Palermo il 25 dicembre di quell’anno scortato dalla flotta della’ammiraglio Horatio Nelson.
Nel frattempo nella Napoli insorta dato il grande fervore che aleggiava in Europa e che aveva portato una grande ventata di libertà e rinnovamento grazie alla rivoluzione Francese anche Napoli fu investita dai nuovi aspetti politici europei in aiuto degli insorti Partenopei, arrivarono le truppe Napoleoniche.
La presenza del Re Ferdinando e della Regina Carolina ai nobili palermitani fu graditissima e, di fatto,trovarono una accoglienza meravigliosa e festosa sia dei regnanti che dell’intera corte napoletana al seguito. In fatti i nobili fecero a gara per rendere il soggiorno dei sovrani in modo esemplare.
 Re Ferdinando IV nel 1799 incaricò l’allora viceré Giuseppe Riggio Principe di Acidi di valutare un luogo dove potere stabilire il suo forzato esilio a Palermo. A tale richiesta mise la condizione di trovare un luogo in cui il Re potesse svolgere la sua passione di attività venatoria, essendo un amante della caccia. All’orché il vice Re individuo un luogo chiamato Piana dei Colli, dove vi erano possedimenti dei nobili palermitani;( Ajroldi, Malvagna, Niscemi, Lombardo, Pietra tagliata, e Salerno). Infine tra lasciti volontari per accattivarsi le grazie del Re o pagamenti puramente simbolici e alcune espropriazioni  il Re Ferdinando poté disporre di ben 400 ettari di terreno, chiamando questo meraviglioso e immenso parco La Favorita o Real Parco La Favorita.
Correva l’anno 1799, il Re attratto dalla Casina Cinese se ne innamoro subito è volle che la sua dimora palermitana fosse proprio la meravigliosa Palazzina Cinese. Il suo desiderio fu subito esaudito e venne espropriata al Barone Lombardo proprietario di questo gioiellino. Il nobile non fece alcuna rimostranza ma ne fu onoratissimo.
Il Re Ferdinando poté realizzare il suo sogno, tanto desiderato di avere un parco e una villa che corrispondesse alla sua famosa dimora di Caserta, il Parco Ercolano e la villa chiamata appunto la Favorita. Ne fu talmente entusiasta che durante la sua permanenza ospitò i più grandi nobili d’Europa e il grande ammiraglio della flotta Inglese Horatio Nelson. La Palazzina Cinese divenne cosi famosa e conosciuta dai grandi nobili del tempo.

Il Re Ferdinando volle dare alla Palazzina Cinese un ulteriore abbellimento strutturale e artistico. Quindi chiamo il più importante architetto del Reggio di Palermo, Giuseppe Venanzio Marvuglia che comunque secondo il volere del re doveva lasciare invariato il carattere esotico orientale voluto dal suo ideatore il Barone Lombardo della Scala. I lavori iniziarono nel 1799 e continuarono per opera di Venanzio Marvuglia fino al 1802, poi passarono poi al figlio Alessandro Emanuele Marvuglia, conferendo alla costruzione originalità e pregio architettonico.
I tetti laterali furono sostituiti da terrazze simmetriche con colonne che sorreggevano architravi di legno traforato. Nella parte centrale la costruzione fu fornita di un’ulteriore elevazione con copertura a padiglione data la forma ottagonale sormontata da un pinnacolo a doppio calice rovesciato che diverrà un vero e proprio osservatorio di astronomia, chiamata poi appunto stanza dei venti. Mentre il prospetto nord venne fornito da un portico sorretto da sei colonne di marmo con disegno a semicerchio con tetto a pagoda. Ai fianchi della Palazzina Cinese, il Real capo Mastro Giuseppe Patricola ad arte costruì due torrette fornite di scale elicoidale collegata alla palazzina tramite passaggi aerei ai ballatoi.
Gli elementi decorativi  alla palazzina, nell’immediato periodo alla venuta del Re, presero spunto da un quadro del grande pittore ad acquarello Pietro Martorana che visse tra la metà del 1600 e, circa meta del 1700, il Re alla vista di tale opera, volle che la pittura murale sposasse questo stile. Cioè tale e quale come la Casina Cinese era originariamente.
Prima che il Marvuglia approntasse le relative modifiche riguardo alla parte interna della palazzina,le mura furono adornate da una preziosa tappezzeria al succo d’erba e arazzi arrivati da Napoli dalla Real Tappezzeria, all’arredo interno in parte già esistente del Barone Lombardo si aggiunsero gli arredi della sede Reale di Napoli, con copie perfettamente identiche consistenti in mobili, tappeti,arazzi, porcellane, e suppellettili di ogni genere.
La residenza si suddivise in due fasi di tempo, la prima dal 1798 al 1802 la seconda dal 1806 ebbe un  soggiorno più lungo dovuta ai casi politici insurrezionali.
In questi soggiorni reali la palazzina fu adornata da incantevoli affreschi e disegni che ricoprirono gran parte delle mura e dei tetti, dando quel misterioso tocco d’oriente misto all’arte araba e pompeiana.
L’elenco degli artisti che parteciparono a quest’ opera di magistrale abbellimento, é di primo ordine in maggioranza artisti napoletani a partire da Benedetto Cotardi e Giuseppe Velasco che decorarono in modo magistrale la camera del Re con il grande tocco orientalista di scene Regali di vita Cinese, e poi altri artisti, come Elia Interguglielmi, Rosario Silvestri, Vincenzo Riolo, Giuseppe Patania, Vincenzo Gallo, e Raimondo Gioia che decoro le due facciate, d’incantevole e suggestivo cromatismo.
La Palazzina Cinese all’interno é suddivisa in cinque livelli. Con occhi di meraviglia il visitatore è colpito dalle bellezze incantevoli che lo circondano.
Si arriva al semi interrato tramite una porta al centro di due rampe di scale esterne.
Entrando ci si trova nel salone di ballo in stile Luigi XVI, decorato dal Velasco. Oggi la sala da ballo é stata trasformata in sala d’esposizione di vari oggetti e costumi, d’uso della casa Reale. La sala da ballo é attigua al bagno del Re e vi si accede attraverso una scala di marmo, in loco si trova una gran vasca di marmo incassata nel pavimento. Era solito che l’orchestra suonasse anche quando i reali utilizzavano il bagno, creando un’atmosfera gioiosa e armonica.
La sala da ballo e dei ricevimenti è circondata da altre stanze minori, come la stanza delle udienze,la cameretta del bigliardo vicina al bagno del Re, le cucine e infine una saletta chiamata la sala delle Codine utilizzata come sala per il Buffet, il tetto ha un particolare unico, osservando il disegno si ha l’impressione che manca di restauro e che il tetto sia rovinato é attaccato dalla muffa che ha danneggiato gli affreschi, invece e tutto al contrario è un decoro eseguito in questo modo infatti attraverso questo alone di forma quasi circolare si ammira il cielo e quant’altro come se mancasse il tetto. Sempre nel seminterrato si trova l’ingegnoso meccanismo progettato da Venanzio Marvuglia, la famosa tavola matematica costruita a Napoli. Il meccanismo tramite una serie di pulegge consentiva di far salire il cibo al piano superiore e poi di far tornare i piatti giù in cucina, il tutto avveniva tramite la tavola nella sala da pranzo del piano rialzato contenente un quadrato con quattro fori che permettevano di adempiere  tale servizio senza la necessita della presenza della servitù nella sala da pranzo dei reali rispettando la privacy della corte.
A quel tempo era d’uso in alcune corti tale sistema, un simile marchingegno si trovava nei castelli Bavaresi di RE Ludwing.
Salendo al secondo livello o piano rialzato, appena entrati, ci troviamo nella sala delle udienze, dove il Re riceveva nobili, rappresentanti di delegazioni e ambasciatori di tutto il mondo. La sala ha un forte carattere internazionale di gran classe ed esclusività, accoglieva i visitatori con eleganza e stile, nei muri ci sono le scritte di benvenuto in diverse lingue, per accogliere gradevolmente i potenti del mondo.
Inoltre il tetto della sala é imbellito da meravigliose decorazioni di vita quotidiana cinese che danno un ulteriore tocco di finezza e classe, e muri sono ricoperti dalla famosa tappezzeria di Napoli. Oltre la sala delle udienze si trovano altri locali, lasala da gioco, la sala da pranzo, la camera del Re, queste stanze sono arredate da mobili e suppellettile di gran lusso fatti arrivare da Napoli nel 1806,quando il Re fece ritorno a Palermo a causa dell’avanzata delle truppe napoleoniche vicino Napoli.
Da ciò si presume che parte dell’arredamento fosse originario del tempo in cui era abitato dal Barone Lombardo. Con particolare dovizia la camera del Re fu curata da Giuseppe Velasco e da Benedetto Cotardi con decorazione pittorica di dame cinesi in costumi orientali con colori vivaci assieme ad una folla di cinesi che rendono omaggio ai dignitari del celeste impero seduti sotto baldacchini, tra meravigliosi motivi orientali con uccelli e draghi alati. Il letto del Re é sormontato da otto colonne di marmo.
Dirigendosi al primo piano si possono osservare le stanze riservate alle dame e ai cavalieri, le stanze sono divise uomini da una parte e donne dall’altra l’ambiente conserva uno stile neoclassico.
Attraverso le scale esterne laterali si giunge al secondo piano riservato alla Regina Carolina, queste sono le stanze più belle é particolarmente curate in uno stile molto variegato con la presenza dello stile pompeiano neoclassico. La prima sala e la stanza alla turca con le mezze lune, questi disegni sono attribuiti a Benedetto Cotardi.
La regina Carolina dedicava il suo tempo all’amore per la pittura e durante la permanenza a Palermo, per sollevarsi moralmente della momentanea assenza dal suo Regno di Napoli, di sua mano eseguiva i ritratti della sua famiglia reale.
Sotto i riquadri dei figlioli adolescenti sta scritto “immagini di mia tenerezza”, mentre nel riquadro di Re Ferdinando sta scritto “ il mio sostegno” , nel profilo del primogenito “ La mia speranza”, infine il suo auto ritratto con un errore sotto il profilo, si legge“me stesso”, errore di scrittura o volutamente, evince da tale quadro una bellezza tipicamente femminile ma si nota un volto con lineamenti leggermente maschili. La Regina Maria Carolina più intelligente e volitiva del marito, riuscì a imporsi come figura di comando e, di fatto, governò il regno di Napoli al posto di Ferdinando IV.
 Infine le altre stanze della Regina seguono la camera in stile neoclassico e il bagno di pietre dure, marmo e paste vitree.
L’ultimo livello della palazzina e la cosiddetta stanza dei venti o specola che era utilizzata dal Re Ferdinando per osservare il cielo e le stelle poiché appassionato dello studio di astronomia.La costruzione ha una forma di tamburo ottagonale con una copertura a padiglione sormontata da un pinnacolo a doppio calice rovesciato.
L’ultima parte della palazzina e l’incantevole giardino che degna anch’esso di una visita. Tipico giardino classico all’italiana curato con dovizia fin dal tempo della residenza sovrana ha un disegno geometrico di forma quadrata, le aiole egli alberi formano un labirinto adornato con vasche fontane e statue. Pregevole e bella la fontana centrale con raffigurazioni artistiche in pietra con Putti dal quale sgorgano acqua dalla loro bocca.
Confinante al lato destra tra la palazzina e il muro del parco della Favorita si trovano le cucine ancora nello stato di perfetta conservazione del tempo con fuoco a legna e attrezzi usati dai cuochi della corte reale, seguendo ci sono le scuderie e magazzini dove erano conservati vari generi grano alimenti e attrezzature. Nelle scuderie si possono osservare le carrozze utilizzate dal Re e dalla Regina di grande bellezza artistica, disegnate e decorate in legno scolpito dorato con tappezzerie di gran pregio e poi altri vari mezzi di trasporto utilizzati dalla corte.
Finisco questo magnifico viaggio della storia lasciando sui mie passi la Real Palazzina Cinese e arrivo cosi alle ultime strutture che ospitano Il Museo Etnologico di Giuseppe Pitrè che potrete visitare anch’esso come continuazione della vista alla palazzina.Per parlare dell’incantevole e meraviglioso museo non basterebbe un intero volume.Ma di quest’altro gioiello ritorneremo a parlarne a tempo debito in un altro mio viaggio della storia dei costumi, degli usi e della memoria del popolo siciliano. Grazie a voi lettori che con pazienza avete letto queste mie umili righe della mia terra di Sicilia.

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