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"Dissi mors che (in dialetto, ndr) vuole dire peso. Mi riferivo a un bobcat che trasportavo. Venne tradotto come "morto". Ma io ero altrove in quel momento ed era facile verificarlo". Il giorno dopo la fine di un incubo lungo 21 anni, Angelo Massaro, assolto dall'accusa dell'omicidio di Lorenzo Fersurella, parla del processo e degli anni trascorsi dietro le sbarre senza aver commesso il reato.

"C'erano le prove della mia innocenza, ma sono state tralasciate. Non accuso e non odio nessuno. Chiedo solo alla giustizia di spiegarmi cosa è successo. E di punire chi ha sbagliato". Non è la prima volta che Massaro è vittima di un errore giudiziario. Il "Corriere della Sera" riferisce che nel 1991 Massaro fu accusato dell'omicidio di Fernando Panico, avvenuto a Taranto. Venne condannato a 21 anni di carcere, ne scontò uno e poi fu giudicato innocente e risarcito con 10 milioni di lire.

"Ho deciso che non dovevo arrendermi. Lo dovevo ai miei due figli. Li ho lasciati quando avevano due anni e mezzo il primo e 45 giorni il secondo. E lo dovevo a mia moglie Patrizia. Lei più di tutti ha creduto nella mia innocenza". I sospetti si concentrarono su di lui perché "ero un capro espiatorio perfetto", spiega Massaro, che aggiunge: "Avevo precedenti per droga ed ero la pecora nera della mia famiglia. Il ritratto ideale del colpevole di un delitto misterioso. Hanno sostenuto che avevo ucciso Lorenzo per eliminare un concorrente nel mondo della droga. Una sciocchezza. Non ho mai spacciato con lui. Era un fratello, più che un amico".