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Da dove arriva il termine terrone? Perché i meridionali vengono chiamati terroni? Oggi cercheremo di dare una risposta a questa domanda, sulla base di quanto riferito dall’Accademia della Crusca. Il vocabolo terrone viene registrato per la prima volta da Bruno Migliorini nell’appendice al Dizionario moderno di Alfredo Panzini nel 1950: “Terrone: così gli italiani del settentrione chiamano gli abitanti delle regioni meridionali (più o meno, da Roma in giù)”.

Secondo le notizie che ci fornisce il GDLI, la voce nasce appunto nei grandi centri urbani dell’Italia settentrionale con valore di ‘contadino’ (come villano, burino e cafone) e usata, in senso spregiativo o scherzoso, per indicare gli abitanti del Meridione in quanto il Sud era una regione del nostro paese caratterizzata da un’agricoltura arretrata.

Ma il dizionario, notando che la parola risulta un composto di terra con il suffisso -one (con valore d’agente o di appartenenza), riporta altre possibili etimologie: «come frutto di incrocio fa terre[moto] e [meridi]one; come “mangiatore di terra” parallelamente a polentone, mangia polenta “italiano del nord”; come “persona dal colore scuro della pelle, simile alla terra”; o, ancora, come “originario di terre soggette a terremoti” (terre matte, terre ballerine)».

L’origine della parola terrone sarebbe molto antica, vista la sua presenza in italiano e in francese, spagnolo e portoghese. Sicuramente è un derivato di terra e l’uso di terrone, in quanto contadino, con valore dispregiativo, si affiancherebbe a parole come villano e cafone.

La storia del termine Terrone

Col passare del tempo la parola sembra che abbia perso, almeno nell’area settentrionale dell’Italia, il significato di ‘cumulo di terra’, ‘zolla’ per polarizzarsi sul senso di ‘colui che zappa la terra’ (probabilmente per analogia con altri sostantivi terminanti in -one, come accattone, bacchettone, chiacchierone, dormiglione, fannullone, imbroglione…). Nel sud Italia questa parola non risulta attestata nell’uso.

Si possono sostenere due ipotesi: la prima è che il vocabolo venisse usato con il valore di contadino, senza una connotazione marcatamente negativa, e dunque utilizzato per rivolgersi agli emigrati dal Sud in quanto lavoratori agricoli; la seconda è che la parola terrone fosse già in uso nelle regioni del nord Italia con connotazione negativa e dunque l’appellativo sarebbe nato come insulto rivolto a chi assumeva un comportamento rozzo riconosciuto tipico dei contadini.

Dal frequente uso sono nate parole derivate da terrone; Bruno Migliorini, ancora nel suo Parole e storia, ci informa che durante la seconda guerra mondiale “a Trento si coniò persino Terronia per indicare l’Italia meridionale, principale fornitrice di burocrati e di poliziotti”.

Il termine Terronia è stato registrato dal GDLI (che riporta la citazione di Migliorini) e dal Grande Dizionario Hoepli. Il Battaglia registra anche l’aggettivo terronico per indicare ciò ‘che si riferisce a, che riguarda i terroni, i meridionali’ mentre nel GRADIT di Tullio De Mauro è possibile trovare il sostantivo terronese, glossato come scherzoso, e usato per indicare ‘la varietà meridionale di italiano’.