Sulle pagine del britannico Guardian la ricetta del pesto pantesco, una deliziosa variante di pesto a base di capperi. Una preparazione semplice e, al tempo stesso, ricca di gusto, che esalta uno dei migliori prodotti della “Perla Nera“, un’isola della Sicilia dal fascino ancestrale.
“L’isola siciliana di Pantelleria si presenta come un cappero appiattito in mezzo al Mediterraneo“. Esordisce così Rachel Roddy, che firma sulle pagine del Guardian un articolo in cui celebra la cucina dell’isoletta attraverso un delizioso pesto. “Selvaggi e a proprio agio sul terreno vulcanico e sulla roccia, i cespugli di cappero sono piante favolose da guardare, che si distendono e si arrampicano ovunque, le loro foglie rotonde, carnose e lucenti che brillano al sole”, continua.
La giornalista ed esperta di food, prosegue il suo articolo sul Guardian con un vero e proprio elogio di questo prodotto e delle modalità di raccolta, rigorosamente a mano. Quindi spiega: “Sia i germogli che le bacche sono amari e non commestibili fino a quando non sono stagionati”.
“Le ricette sono come storie, ruotano attorno a una delle due trame: un viaggio o uno sconosciuto che arriva in città”, racconta Roddy, che compie un vero e proprio viaggio gastronomico che parte da Genova e dal pesto più celebre, per arrivare a Trapani, dove si usano le mandorle al posto dei pinoli. Da qui a Pantelleria, il passo (anzi, la traversata!) è breve. Il consiglio è utilizzare il pesto pantesco con dei grossi fusilli, con le busiate, con gli spaghetti o le linguine.
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