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“La Rai è di tutti gli italiani e deve essere plurale”. Non ha dubbi Pippo Baudo, che torna a parlare di televisione attraverso alcune dichiarazioni all’Ansa. Superpippo, che ha oltre sessant’anni di carriera alle spalle, è stato citato da Luciana Littizzetto come simbolo della tv pubblica, in occasione dell’ultima puntata di Che tempo che fa.

Pippo Baudo: “La Rai deve essere plurale”

“La Rai è di tutti gli italiani, al di là di ogni conduzione o convinzione politica. È dei cittadini che pagano il canone e quindi deve essere plurale”. Parlando all’Ansa, Baudo ha rilasciato alcune dichiarazioni relative al passaggio di Fabio Fazio sul Canale Nove: “Ho seguito l’ultima puntata di Che tempo che fa, mi è piaciuta moltissimo. Ho apprezzato la lettera della Littizzetto che condivido pienamente. Anche l’atteggiamento di Fabio Fazio è stato molto dolce, simpatico, invitante”. Littizzetto, nel suo monologo di addio a viale Mazzini, ha citato il conduttore siciliano con Mike Bongiorno, Enzo Biagi, Corrado e Raffaella Carrà, in quanto simbolo della tv pubblica, al di là dei governi di turno.

In merito a Che tempo che fa, Pippo Baudo ha detto: “Un programma ricco di spunti, interviste, ospiti straordinari… è un peccato che un’esperienza simile finisca, ma se Fazio ha deciso di lasciare dopo 40 anni la Rai qualche motivo ci sarà“. Superpippo ha scritto la storia della tv in Italia con i suoi show (tra cui ben 13 Festival di Sanremo) e ha visto alternarsi diversi governi. Ha anche lanciato Beppe Grillo, del quale si ricorda una celebre battuta sull’allora premier Bettino Craxi, che gli costò la cacciata dalla Rai.

Con Grillo stavo sempre sul chi va là – racconta il conduttore – perché mi accennava solo il tema di suoi interventi. Quando pronunciò quella battuta intervenni subito per dissociarmi. I comici, dissi, qualche volta ”smarronano”, vanno fuori del seminato”.

“Il pubblico deve avere libertà di scegliere”

Il conduttore siciliano ha davvero tanto da raccontare: “A Domenica In invitavo spesso gli scrittori e quella visibilità faceva aumentare le vendite. Un giorno il direttore di Rai1, Emanuele Milano, mi disse che gli editori volevano creare un comitato per gestire in qualche modo l’avvicendarsi degli ospiti: volevano delle quote, che avrebbero condizionato, in qualche modo politicizzato le nostre scalette. Mi rifiutai. Risultato? Continuammo a ospitare gli scrittori, come prima”.

In merito agli anni della lottizzazione Pippo Baudo ricorda: “Era una lottizzazione intelligente, dava spazio ai rappresentanti di ogni tendenza politica e quindi era una Rai plurale. Oggi invece c’è la tendenza a volerla controllare, regolare. Il servizio pubblico deve assicurare a tutti il diritto di parola, deve mettere sul tavolo tutte le carte, poi lo spettatore sceglie quelle che vuole. (…). Altrimenti si fa un’offesa al pubblico, perché si parte dal presupposto che la gente a casa non sia capace di formarsi una propria idea. La libertà di scegliere è fondamentale“.

Foto: Depositphotos.com.

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